Riprese e montaggio di Nicolas Abbrescia, intervista di Marco Sprecacé.

GROTTAMMARE – Mons. Pierbattista Pizzaballa è amministratore apostolico di Gerusalemme dei Latini ed è stato ospite nel corso della terza giornata del meeting dei giornalisti cattolici e non. Lo ha incontrato Marco Sprecacé.

Eccellenza, lei si trova qui al meeting dei giornalisti cattolici, qual è la situazione in Medio Oriente e soprattutto se può lasciarci una dichiarazione su ciò che è stato detto oggi al meeting.

“La situazione in Medio Oriente è una situazione drammatica, di grande cambiamento, alla fine di un’epoca, la fine degli Stati Nazionali come li abbiamo conosciuti. Penso in questo momento alla Siria e all’Iraq con milioni di profughi e milioni di sfollati, due terzi degli abitanti della Siria non vive più dove viveva prima della guerra con situazioni drammatiche, dal punto di vista sociale al punto di vista religioso, guerra tra Musulmani, i Sunniti Sciiti e persecuzione nei confronti dei Cristiani e delle altre minoranze, situazioni drammatiche, sappiamo cos’era il Medio Oriente, sappiamo che siamo nel mezzo di un grandissimo cambiamento, non sappiamo dove ci porterà il cambiamento. Quindi è un periodo di tantissima confusione nella popolazione. Nel meeting dei giornalisti cattolici e non di oggi (riferito al 24 giugno, ndr) qui a Grottammare parleremo proprio di questo, dell’importanza di rendere cosciente il mondo Cristiano ed Ecclesiale di questo grande cambiamento, di questa grande crisi che stiamo vivendo in Medio Oriente e che non può non interrogare la coscienza di tutti”

Qual è la situazione dei cristiani che vivono in quei territori così martoriati e così colpiti?

“I cristiani non sono una popolazione a parte, quello che vivono tutti gli altri lo vivono anche i cristiani. In alcune zone, penso soprattutto al nord della Siria o dell’Iraq, i Cristiani stanno vivendo una situazione di grande instabilità: penso alle persecuzioni, oggi molto meno rispetto al passato, ma certamente questa ideologia fondamentalista è rimasta ancora lì, nella brace, nella cenere di quello che resta di questa guerra terribile e questo crea tantissima frustrazione anche prospettive non semplici per il futuro”.

Lei ha parlato anche di Siria e Iraq, ovviamente Gerusalemme e tutte le problematiche che ci sono. L’instabilità politica è quasi diventata una routine ma non ci si abitua mai. Lei intravede anche da un punto di vista diplomatico una soluzione? Anche la Chiesa come può intervenire per sostenere e aiutare queste popolazioni?

“Dal punto di vista diplomatico non vedo a breve o medio termine nessun cambiamento. Di questo io credo dobbiamo prendere atto e comportarci di conseguenza. La Chiesa ha un compito importante per quanto riguarda la vita dei Cristiani e non solo: restare lì e dare la testimonianza cristiana, aiutare, sostenere per quanto possibile tutte le comunità, le persone con le quali noi viviamo nelle iniziative normali, dalla scuola alla vita ordinaria. Ecco, essere un elemento di stabilità e di fiducia solida in un contesto così fragile e instabile”.

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