Zenit, di Paul De Maeyer

“Si può essere santi perché ci aiuta il Signore.” Lo ha sottolineato papa Francesco nel corso dell’Udienza generale di mercoledì 21 giugno 2017, nella quale ha proseguito la sua serie di catechesi sul tema della speranza cristiana e ha invitato i battezzati a coltivare la “speranza di essere santi”.

“Nel giorno del nostro Battesimo è risuonata per noi l’invocazione dei santi”, ha esordito il Pontefice. “Quella era la prima volta in cui, nel corso della nostra vita, ci veniva regalata questa compagnia di fratelli e sorelle ‘maggiori’ – i santi – che sono passati per la nostra stessa strada, che hanno conosciuto le nostre stesse fatiche e vivono per sempre nell’abbraccio di Dio”, ha detto Francesco, che citando la Lettera agli Ebrei (12,1) definisce i santi “una moltitudine di testimoni”.

Occorre — ha continuato il Santo Padre — avere fiducia nella presenza fraterna dei santi. “La loro esistenza ci dice anzitutto che la vita cristiana non è un ideale irraggiungibile”, ha spiegato Francesco, anzi grazie a loro “non siamo soli”.

Infatti, così ha proseguito, “la Chiesa è fatta di innumerevoli fratelli, spesso anonimi, che ci hanno preceduto e che per l’azione dello Spirito Santo sono coinvolti nelle vicende di chi ancora vive quaggiù”. Perciò, nella loro lotta contro il male i cristiani non devono disperare, poiché “in ogni momento della vita ci assiste la mano di Dio, e anche la discreta presenza di tutti i credenti che «ci hanno preceduto con il segno della fede» (Canone Romano)”.

Come ha ricordato il Pontefice, l’intercessione dei santi viene anche invocata nel corso della celebrazione del matrimonio cristiano. “Chi ama veramente ha il desiderio e il coraggio di dire ‘per sempre’ – ‘per sempre’ – ma sa di avere bisogno della grazia di Cristo e dell’aiuto dei santi per poter vivere la vita matrimoniale per sempre.”, ha spiegato. Infatti, “Dio non ci abbandona mai”, ha ricordato Francesco. “Ogni volta che ne avremo bisogno verrà un suo angelo a risollevarci e a infonderci consolazione. ‘Angeli’ qualche volta con un volto e un cuore umano, perché i santi di Dio sono sempre qui, nascosti in mezzo a noi.”

Un’altra invocazione dei santi avviene durante il rito dell’ordinazione sacerdotale. Si tratta — ha dichiarato il Papa — di “uno dei momenti più toccanti della liturgia dell’ordinazione”. “Un uomo rimarrebbe schiacciato sotto il peso della missione che gli viene affidata, ma sentendo che tutto il paradiso è alle sue spalle, che la grazia di Dio non mancherà perché Gesù rimane sempre fedele, allora si può partire sereni e rinfrancati”, ha detto. La mano confortante o l’aiuto del cielo, ci vuole nella vita, ha suggerito Francesco, perché “siamo polvere che aspira al cielo”. Le nostre forze sono infatti deboli, “ma potente il mistero della grazia che è presente nella vita dei cristiani”.

Del resto, ha continuato il Papa, “si può” essere santi nella vita di tutti i giorni. Basta fare il proprio dovere tutta la giornata, quindi pregare, andare al lavoro, custodire i figli, ma tutto questo “con il cuore aperto verso Dio, in modo che il lavoro, anche nella malattia e nella sofferenza, anche nelle difficoltà, sia aperto a Dio”.

“Non pensiamo che è una cosa difficile, che è più facile essere delinquenti che santi! No. Si può essere santi perché ci aiuta il Signore; è Lui che ci aiuta”, ha ribadito Francesco.

“La nostra storia ha bisogno di ‘mistici’”, ha detto al termine della sua catechesi, vale a dire “di persone che rifiutano ogni dominio, che aspirano alla carità e alla fraternità”, di “uomini e donne che vivono accettando anche una porzione di sofferenza, perché si fanno carico della fatica degli altri.”

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