ZENIT/ di Andrea Panont

Una volta camminavo sul marciapiede mentre infuriava un temporale e il vento soffiava così forte da portarmi via il cappello: davanti a me, a un metro di distanza, cadde improvvisamente dal balcone di un terzo piano, sfracellandosi a terra, un grosso vaso di fiori. Un attimo di smarrimento; ma poi mi resi conto che potevo, dovevo continuare a camminare.

È bene, allora, vivere ogni momento come se fosse il primo, l’ultimo, l’unico della vita.

Mi piace canticchiare durante la giornata le parole-preghiera d’una vecchia canzone del Gen verde:

“Fammi parlare sempre come fosse l’ultima parola che dico.

Fammi agire sempre come fosse l’ultima azione che faccio.

Fammi soffrire sempre come fosse l’ultima sofferenza che ho da offrirTi.

Fammi pregare sempre come fosse l’ultima possibilità

che ho qui in terra di parlare con Te”.

 

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