di Daniele Rocchi

Con la veglia di sabato 3 giugno al Circo Massimo con Papa Francesco, momento culminante – insieme alla messa di Pentecoste del giorno dopo, in piazza San Pietro – si è chiuso il Giubileo d’Oro del Rinnovamento carismatico cui hanno partecipato circa 50mila persone, cattolici e anche del mondo evangelico e pentecostale, provenienti da quasi 130 Paesi del mondo, accompagnati da 600 sacerdoti e 50 vescovi.

“Il Rinnovamento carismatico cattolico sia un luogo privilegiato per percorrere la via verso l’unità dei cristiani” ha detto Papa Francesco nel suo intervento in cui ha sottolineato l’importanza di “legami di amicizia fraterna, che ci incoraggino nel cammino verso l’unità, unità per la missione, per annunciare l’Amore del Padre e la Buona Novella, per annunciare che la pace è possibile se siamo in pace tra di noi”. “Abbiamo differenze – ha aggiunto il Pontefice – ma desideriamo essere una ‘diversità riconciliata’. Oggi, più che mai, è urgente l’unità dei cristiani, lavorare insieme, camminare insieme”. Sul palco, insieme a Papa Francesco, c’erano i cardinali Agostino Vallini, Salvatore De Giorgi, Kevin Joseph Farrel, Christoph Schönborn e Marc Ouellet, oltre ad alcuni vescovi e a decine di pastori di varie denominazioni cristiane.

Non un revival. Tre giorni di incontri di preghiera, momenti di adorazione eucaristica, concerti, conferenze e anche evangelizzazione per le strade di Roma hanno segnato il Giubileo d’oro che non è stato, dichiara al Sir Salvatore Martinez, presidente del Rinnovamento nello Spirito Santo (RnS), movimento ecclesiale che in Italia conta più di 200mila aderenti, raggruppati in oltre 1.900 gruppi e comunità, “un revival del Rinnovamento. Con le sue parole Papa Francesco ha aperto una nuova stagione, un nuovo inizio.

Il messaggio che ci ha dato il Papa supera i confini del Rinnovamento carismatico cattolico per guardare alla famiglia dei carismatici come espressione di questo risveglio spirituale che ha attraversato la tradizione evangelica, ortodossa e cattolica”.

Ed è stata proprio la dimensione ecumenica a caratterizzare l’intervento di Bergoglio al Circo Massimo. “L’unità della fede, segnalata dal Papa, necessaria e sperimentata attraverso la pratica dell’ecumenismo spirituale ci spinge – spiega Martinez – ad andare avanti riaffermando tutto ciò che unisce. L’appello del Pontefice travalica i confini della Chiesa cattolica e del Rinnovamento nelle sue tante espressioni, è un invito profetico ad andare oltre senza esitare guardando alle grandi sfide del nostro tempo”. Due quelle ricordate dal presidente del RnS, sulla base delle parole del Pontefice: “L’ecumenismo del sangue e il combattimento spirituale”. “La scelta del Papa di convocarci nel Circo Massimo di Roma, dove i cristiani venivano martirizzati, assume un significato profondo – spiega Martinez riferendosi all’ecumenismo del sangue – se il nemico ci unisce nella morte, chi siamo noi per dividerci nella vita?Siamo uniti dal sangue dei martiri”.

“A fianco della terza guerra mondiale a pezzi che si combatte ogni giorno, Papa Francesco ce ne segnala un’altra che è spirituale: il male -sostiene Martinez – deve essere contrastato attraverso un’alleanza in nome del bene che possiamo fare. Non abbiamo paura – aggiunge il presidente del RnS citando Papa Francesco – sappiamo che la pace è possibile e questo ci deve spingere a ribadire in modo visibile la nostra unità:riconciliazione per la missione e per il servizio”.

Lode e servizio. Non c’è lode disgiunta dal servizio all’uomo è l’altro grande messaggio di questo Giubileo. Messaggio che prelude alla grande sfida del “servizio ai poveri e agli ultimi”. “In questa chiave di evangelizzazione del sociale, di presenza dei nostri carismi – afferma Martinez – superiamo le difficoltà che derivano dalla teologia, dalle culture e dalle influenze politiche – e che l’ecumenismo sente su di sé – ma con coraggio dobbiamo guardare avanti. Scrollarci di dosso la polvere – aggiunge il presidente del RnS citando ancora il Pontefice – significa non stare più con lo sguardo rivolto all’indietro semplicemente per chiederci perdono e per ribadire la nostra unità, ma andare avanti nella missione con coraggio assumendo anche delle decisioni.

Come laici carismatici e laici impegnati ci appartiene la dimensione missionaria connaturata a quella carismatica. Il nostro impegno, pertanto, sarà quello di proseguire questo lavoro non solo nelle nostre Chiese particolari ma anche nelle grandi sfide del nostro tempo. In una stagione missionaria come quella attuale non si può fare a meno del contributo dei diversi carismi di cui i movimenti sono espressione. Come Rinnovamento nello Spirito Santo assicuriamo all’episcopato italiano, e al suo presidente il cardinale Guatiero Bassetti, tutto il nostro impegno”.

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