Fernando Palestini, Direttore Ufficio Comunicazioni Sociali

DIOCESI – Il messaggio di papa Francesco per la giornata mondiale delle comunicazioni sociali che si celebra domenica 28 maggio mette al centro l’importanza di comunicare speranza e fiducia in questo tempo sicuramente non facile.

L’accesso ai mezzi di comunicazione, grazie allo sviluppo tecnologico, è tale che moltissimi soggetti hanno la possibilità di condividere istantaneamente le notizie e diffonderle in modo capillare. Queste notizie possono essere belle o brutte, vere o false. Francesco non li cita esplicitamente, ma il riferimento al web ed ai social media è chiaro. Sono strumenti che consentono a un numero sempre maggiore di persone di diventare comunicatori, spesso rilanciando contenuti precedentemente selezionati da altri. Questo fatto comporta una assunzione di responsabilità non solo da parte di chi quei contenuti li crea ma anche da parte di chi ne amplifica la diffusione e li condivide con una rete selezionata di amici.

“Vorrei che questo messaggio potesse raggiungere e incoraggiare tutti coloro che, sia nell’ambito professionale sia nelle relazioni personali, ogni giorno “macinano” tante informazioni per offrire un pane fragrante e buono a coloro che si alimentano dei frutti della loro comunicazione. Vorrei esortare tutti ad una comunicazione costruttiva che, nel rifiutare i pregiudizi verso l’altro, favorisca una cultura dell’incontro, grazie alla quale si possa imparare a guardare la realtà con consapevole fiducia.” Papa Francesco

Per permettere e favorire una comunicazione costruttiva il Papa indica alcuni consigli apparentemente semplici ma fondamentali. Occorre ricercare sempre una comunicazione che rifiuti i pregiudizi verso l’altro, che favorisca una cultura dell’incontro. Occorre quindi spezzare il circolo vizioso dell’angoscia e arginare la spirale della paura che secondo il pontefice è il frutto dell’abitudine a soffermarci sulle cattive notizie (guerre, terrorismo, scandali…) per superare quel sentimento di malumore e di rassegnazione che spesso ci afferra. Occorre cioè uno stile comunicativo aperto e creativo, che non sia mai disposto a concedere al male un ruolo da protagonista, ma cerchi di mettere in luce le possibili soluzioni, ispirando un approccio propositivo e responsabile nelle persone a cui si comunica la notizia

Papa Francesco non vuole rassegnarsi ad una comunicazione che vede “il male come protagonista”ed invita tutti i responsabili della comunicazione a offrire agli uomini e alle donne del nostro tempo narrazioni contrassegnate dalla logica della “buona notizia”. E la Buona Notizia per eccellenza per noi cristiani è il «Vangelo di Gesù, Cristo, Figlio di Dio». Dobbiamo avere il coraggio di “comunicare la paradossale bellezza della vita nuova in Cristo, dove le ostilità e la croce non vanificano ma realizzano la salvezza di Dio, dove la debolezza è più forte di ogni potenza umana, dove il fallimento può essere il preludio del più grande compimento di ogni cosa nell’amore”. E questo è possibile oltre che con la parola anche e soprattutto con la propria testimonianza, con i gesti piccoli o grandi che ogni giorno compiamo e che sono la “comunicazione vivente” della nostra fede.

Solo con questo sguardo rinnovato e questa fiducia saremo “capaci di operare – nelle molteplici forme in cui la comunicazione oggi avviene – con la persuasione che è possibile scorgere e illuminare la buona notizia presente nella realtà di ogni storia e nel volto di ogni persona”.

 

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