DIOCESI – Lectio delle Monache Clarisse del monastero Santa Speranza in San Benedetto del Tronto sulle letture di domenica 21 maggio.

Scrive San Pietro nella sua prima lettera: «…adorate il Signore, Cristo, nei vostri cuori, pronti sempre a rispondere a chiunque vi domandi ragione della speranza che è in voi».

Narratori di speranza: ecco a cosa ci esorta l’apostolo, ad essere narratori di speranza!

Sempre: in ogni ambito e momento della vita!

A chiunque: non a qualcuno ma a tutti!

Pronti a rispondere: responsabili di una testimonianza che solo noi possiamo dare al mondo!

E’ quello che ci racconta la prima lettura, tratta dal libro degli Atti degli Apostoli: «Filippo, sceso in una città della Samaria, predicava loro il Cristo […]. Da molti indemoniati uscivano spiriti impuri, emettendo alte grida, e molti paralitici e storpi furono guariti».

Ancora Pietro e Giovanni «imponevano loro le mani e quelli ricevevano lo Spirito Santo».

Il salmista canta così: «Venite, ascoltate, voi tutti che temete Dio, e narrerò quanto per me ha fatto».

Narratori di speranza, una speranza vera, viva tanto che il “risultato” è che «vi fu grande gioia in quella città», cita ancora la prima lettura.

Ma qual è la speranza di cui siamo chiamati ad essere narratori responsabili? Un Dio che, come ci dice Gesù nel Vangelo, è «con voi per sempre», un Dio che «rimane presso di voi e sarà in voi». Continua Gesù: «…verrò da voi […]. Voi saprete che io sono nel Padre mio e voi in me e io in voi».

E’ la speranza/certezza di un Dio che ci abita, che ci ama, che non ci lascia orfani, che non ci “butta nella mischia” che è la vita quasi fosse un corso di sopravvivenza da affrontare.

E’ la speranza/certezza che la presenza di Cristo non è da conquistare, non è da raggiungere, non è lontana, E’ già data, è dentro, è indissolubile, non verrà mai meno. Perché il nostro Dio è il Dio della vita e non vuole, per noi, altro che vita: «…perché io vivo e voi vivrete».

«Chi accoglie i miei comandamenti e li osserva, questi è colui che mi ama. Chi ama me sarà amato dal Padre mio e anch’io lo amerò e mi manifesterò a lui»: narriamo la speranza e la vita di un Dio che non vuole ricattarci, che non chiede l’adempimento di obblighi, l’esecuzione di ordini, il sottostare a leggi o l’espletare pie pratiche religiose, ma il Dio che vuole “solo” vivere una relazione intima con l’uomo…e aspetta, ogni giorno, il nostro “sì” di amore come risposta al suo “Sì” di amore.

 

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