ROMA “Sicurezza è un problema grave, le nostre suore dicono ‘siamo nelle mani di Dio, diamo tutto per gli altri’ e contano sul contagio dell’amore” spiega fratel Carlo Fondrini, guanelliano, legale rappresentante dell’Associazione Pro bambini di Kabul (Pbk) intervenendo nel corso del convegno “Un arcobaleno a Kabul” svoltosi sabato 13 maggio (dalle 9,30 alle 14,30) nella Sala capitolare “Giovanni Spadolini” della basilica Santa Maria sopra Minerva a Roma. Il convegno racconta l’esperienza intercongregazionale di accoglienza ed integrazione di minori disabili del Centro Diurno Pbk nella capitale dell’Afghanistan.
“La scuola ha accoglienza massima di 40 alunni divisi in 4 classi, con una fascia di età è tra i 6 e i 10 anni – continua fr. Carlo -. Bambini che diversamente non escono mai di casa. Il nostro obiettivo è prepararli al reinserimento o inserimento nella scuola statale”. La scuola funziona talmente bene che “c’è insistenza da parte delle autorità perché si faccia di più, ci chiedono di aprire nuove scuole e di inserire nuovi allievi, ma noi non siamo a Kabul per questo”.
Suor Annie Joseph Puthemparambil, della congregazione Suore del Cottolengo, racconta la sua esperienza a Kabul e afferma: “Raccontare e riannodare i punti serve per dare nuovo vigore all’impresa e trovare le ragioni primitive dell’originario entusiasmo”. Suor Annie sottolinea la valenza di questa esperienza intercongregazionale: “Ogni forma di vita consacrata è chiamata a rendere visibile nella vita e nelle opere la sua missione e quando la Chiesa nella varietà dei suoi carismi si esprime in comunione non può sbagliare”. “La fantasia della carità non conosce limiti e sa aprire innumerevoli strade per portare la forza del Vangelo ovunque – prosegue -. La vita consacrata è chiamata a svolgere la sua missione in modalità nuove e in nuovi contesti. Il Signore voglia continuare a benedire tutti i nostri progetti”.

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