ZENIT/  di Marina Droujinina

“Aparecida chiede di rinnovare la nostra speranza nel mezzo di tante ‘inclemenze’”. Lo sottolinea papa Francesco nel suo messaggio ai partecipanti alla XXXVI Assemblea Generale del Consiglio Episcopale Latinoamericano (CELAM), che si conclude oggi, venerdì 12 maggio 2017, a San Salvador. Il tema dell’incontro, iniziato martedì 9 maggio, è “Una Chiesa povera per i poveri”.

Trecento anni dopo il rinvenimento miracoloso della statua della Madonna nel fiume Paraiba, ad Aparecida, in Brasile, da parte di tre pescatori, il Papa invoca la Chiesa del continente a “tornare alle radici, all’attitudine che piantò la fede nella Chiesa primitiva” e che ha trasformato l’America Latina in “terra di speranza”.

“Aparecida – così scrive il Vescovo di Roma – non offre ricette ma chiavi di lettura, criteri, piccole grandi certezze per illuminare, e soprattutto per ‘accendere’ il desiderio di disfarsi di tutte le cose superflue e di ritornare alle radici, all’essenziale.” Questi evento miracoloso, sostiene Francesco, “ci fa crescere nella fede e ci  immerge in un cammino di apostolato”.

Nel suo messaggio il Pontefice italo-argentino mette in evidenza tre aspetti fondamentali di Aparecida. Il primo riguarda i tre pescatori, che erano uomini poveri abituati a vivere nell’incertezza e nella precarietà della vita quotidiana, a contatto con la generosità e l’inclemenza del fiume. Si tratta di un’immagine che illustra le difficoltà delle persone che devono affrontare “uno dei peccati più gravi che affligge il nostro continente: la corruzione”, un “cancro” che sommerge le loro vite “nella povertà più estrema”.

Il secondo aspetto è legato alla Vergine Maria, la quale accompagna sempre i suoi figli e va proprio lì “dove non la si aspetta”. Infatti, “nel racconto di Aparecida la incontriamo nel fiume ricoperta di fango. Lì aspetta i suoi figli, lì sta con i suoi figli in mezzo alle loro lotte e ricerche”, osserva Francesco.

Il terzo ed ultimo aspetto è l’incontro di questi uomini con Maria. Le loro reti non si riempirono di pesce, ma c’era invece “una presenza” che riempì le loro vite e diede loro la speranza. Aparecida è “la dinamica del popolo credente che si confessa peccatore e salvato”, di “un popolo forte e determinato, consapevole del fatto che le sue reti, la sua vita, sono piene di una presenza che li incoraggia a non perdere la speranza”, scrive il Papa, che esorta i vescovi del Continente a “non temere il fango della storia” e a “guardare il volto di Cristo senza ‘filtri clericali’”.

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