COREA DEL SUD – “Nell’ultimo anno abbiamo passato il tempo duro dell’impeachment e delle anticipate elezioni presidenziali. Ora il popolo ha eletto un nuovo presidente. Ora abbiamo bisogno di un leader che cammina la strada di vera pace e giustizia, valorizzando questi principi anche nei momenti di conflitti e confronti. Prego che il nuovo presidente diventi un grande leader che realizza la pace nella penisola coreana e lo sviluppo della gente coreana, radicando profondamente la democrazia nella nostra terra”. Comincia così il messaggio di congratulazioni che l’arcivescovo Kim Hee-jung, presidente della Conferenza episcopale coreana, ha inviato al 19° presidente della Repubblica di Corea, Moon Jae-in, eletto nelle anticipate elezioni presidenziali dopo che Park Geun-hye è stata accusata di corruzione e deposta con una procedura di impeachment. I vescovi coreani augurano al nuovo presidente di guidare “la nazione secondo lo spirito della Costituzione” e, in particolare, chiedono che la Corea sia sempre più un Paese in cui “anche i deboli nella società possono godere la dignità umana”; in cui “tutti possono esprimere la loro opinione apertamente senza limitazione della libertà del pensiero e della coscienza” e in cui “le persone di tutte le regioni possono partecipare agli uffici dello Stato senza discriminazione regionale”. Fanno sperare le primissime dichiarazioni rilasciate dal neo-presidente Moon riguardo i rapporti con Washington e Corea del Nord. “Se fosse necessario volerei a Washington immediatamente”, ha detto. Ma “anche a Pechino e Tokyo”, per rilanciare il dialogo necessario a fermare la minaccia nucleare della Corea della Nord, a cui non oppone una chiusura totale. “Andrei anche a Pyongyang nelle giuste circostanze”, ha detto il nuovo presidente, confermando la sua intenzione di essere un uomo della distensione. Il presidente dei vescovi sottolinea l’importanza di questa politica di dialogo rilanciando a Moon, nel suo messaggio di congratulazioni, la necessità di una politica che punti alla “co-esistenza tra la Corea del Sud e del Nord”, alla “pace” e alla “riconciliazione tra le due Coree”.

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