SAN BENEDETTO DEL TRONTOSabato 29 aprile presso il Centro Agroalimentare di San Benedetto del Tronto ha avuto luogo il convegno “Il lavoro che vogliamo: libero, creativo, partecipativo e solidale”, iniziativa pensata in occasione della festa del 1 maggio, memoria liturgica di San Giuseppe lavoratore, che conferisce l’attenzione al mondo del lavoro.

Il ruolo di questo incontro va oltre a solennizzare l’aspetto del 1 maggio ma vuole mettere in luce tutte le realtà del mondo del lavoro. La Chiesa non vuole essere indifferente perché dietro ai numeri di disoccupati ci sono persone che soffrono.

Lo scopo dell’iniziativa è quello di far sentire la vicinanza della Chiesa al mondo del lavoro, incoraggiare e mettere in moto le tante risorse e le buone pratiche lavorative presenti nella nostra comunità diocesana, partendo da un concetto fondamentale: il lavoro è una vocazione, è una chiamata del Signore all’uomo affinché custodisse e coltivasse la casa comune.

A partire dagli imprenditori, poi dalle associazioni di categoria fino alle scuole e alle amministrazioni comunali, sono intervenute varie testimonianze.

Per sottolineare l’importanza di affidarsi alla Provvidenza, la prima dichiarazione è stata quella di un lavoratore, Riccardo, montatore meccanico. “Parlare di lavoro per me non è solo raccontare ciò che si fa e dove lo si fa, ma riguarda anche la relazione coi colleghi e il datore di lavoro, le soddisfazioni e le gratificazioni ad esso legate, così come le difficoltà e le preoccupazioni. Il lavoro è parte indispensabile e fondamentale della nostra vita. Dopo 27 anni di lavoro, ne sono rimasto senza a causa della crisi che ha comportato la chiusura della filiale dove lavoravo. Dopo un primo momento di sconforto e preoccupazione per il futuro, mi sono subito messo alla ricerca di un nuovo lavoro. Curioso è come sono arrivato dove sono: la ditta dove adesso lavoro aveva fatto uno sponsor ad una festa e, leggendo il volantino, feci richiesta di un colloquio. Dopo alcuni mesi sono stato chiamato e ho avuto subito una buona impressione legata alla serietà che avevo riscontrato in quelle persone che avrebbero potuto offrirmi un lavoro più consono a me. Dopo un periodo di prova sono stato assunto. Il desiderio di essere assunto era anche dato dal buon clima che avevo potuto saggiare durante il periodo di prova. Avevo trovato due colleghi disposti a farmi imparare, disponibili anche a sopportare i miei errori a cui poi dovevano rimediare. Avevo un datore di lavoro che mi trasmetteva, nonostante la necessità delle tempistiche, la tranquillità indispensabile per imparare e sedimentare le tante competenze. Abbiamo un ambiente sicuro, orari di lavoro e retribuzioni rispettose del contratto, oltre che puntuali; gli straordinari quanto servono fatti con piacere perché non è un peso raggiungere gli obiettivi di una ditta quando ti senti parte attiva di essa. A chi sta cercando lavoro auguro di vivere la mia stessa fortunata esperienza, e sperare che la Provvidenza porterà ciò di cui si ha bisogno, come io stesso ho sperimentato nella mia vita. A chi, come me, un lavoro ce l’ha, dico: «Abbiamo il dovere di essere Provvidenza per chi ha meno di noi» e, come ci ricorda il nostro Papa Francesco, «non possiamo essere felici da soli»”.

Il coordinatore Vittorio Bellagamba, Direttore responsabile del periodico di informazione dell’Agenzia Giornalistica Logos si interpone con la sua esperienza: “Io ho un’agenzia giornalistica che si chiama Logos, che ho aperto alcuni anni fa da solo, con il supporto della mia famiglia. L’agenzia si occupa della gestione degli uffici stampa e quindi noi costruiamo le notizie che poi verranno diffuse dai vari giornali. Attualmente dà lavoro a 7 persone, un numero considerevole tenendo conto del fatto che negli ultimi anni molte redazioni di giornali hanno cessato la propria attività. Aprendo un’agenzia giornalistica si affrontano tante problematiche, c’è molto lavoro da fare e quotidianamente lo svolgiamo con entusiasmo. Abbiamo dimostrato che un progetto anche importante ed impegnativo può essere portato avanti con trionfo”.

Questo permette anche di presentare un’altra storia di successo che è quella di Riccardo Rossi, imprenditore, fondatore dell’azienda STR Research e Innovation ed Orange: “Il valore delle aziende sono le persone. Bisogna dare l’opportunità agli altri di trovare la propria strada e realizzarsi e per fare questo bisogna avere delle passioni, investire su noi stessi e sulla nostra formazione. I progetti più belli, che sono stati premiati a livello mondiale, sono venuti fuori dalle passioni. Io avevo quella per la Ferrari e lavoro anche con questa azienda fornendo pezzi di ricambio del motore”.

 

Aggiunge il coordinatore Bellagamba: “Due concetti sono importantissimi in questo contesto: le esperienze maturate nel corso della vita, ma soprattutto il concetto di resilienza, cioè la capacità che ha l’uomo (come i metalli) a reagire a determinate sollecitazioni ed avversità, come la reazione che ha l’uomo di fronte alla crisi”.

A questo punto c’è la testimonianza della Dottoressa Mariella Marchegiani della Cooperativa sociale “Primavera”: “La Cooperativa “Primavera” nasce nel 1996 ad opera di un gruppo di volontari che, in collaborazione con il Dipartimento di Salute mentale, presero l’impegno di poter dare una programmazione di lavoro a persone con svantaggio e disagio psichico. A tal proposito, questa Cooperativa è stata nel tempo frutto di potenziamento attraverso diverse sinergie tra pubblico e privato. Il mio cuore e la mia testa sono particolarmente interessate a vedere la persona con disagio psichico come cambia quando è ricoverata nel reparto di psichiatria o quando è accolta nelle stanze dei servizi sociali, perché sembra una persona che recita, da compatire, in dissonanza con sé stessa e con il mondo. Paradossalmente, la stessa persona con disagio psichico quando ha il suo compito di lavoro, si riappropria della quotidianità, della sua dignità e riesce a far vedere il proprio talento. A me piace vedere la Cooperativa “Primavera” come frutto del progetto creativo di Dio, che ha la luce dal Salmo 126: «Se il Signore non costruisce la tua casa, invano si affaticano i costruttori»”.

È la volta di Roberto Tomasone, titolare dell’azienda “Zafferano Piceno” di Acquaviva: “Nella nostra azienda produciamo il Crocus sativus, il comune zafferano, che è molto difficile da produrre perché ha molto lavoro dietro e richiede molte attenzioni. Il sisma del 24 agosto ha portato devastazione nel territorio e subito ci siamo chiesti come fare qualcosa per i conterranei che avevano bisogno. Con l’unione di tutti i produttori del Piceno abbiamo fatto nascere “Un cuore per ricostruire”, mettendo insieme tutti i produttori ed i relativi prodotti di alta qualità del territorio piceno. Da lì, grazie anche al Centro Agroalimentare che ci ha dato la possibilità di concretizzare questa idea, abbiamo iniziato a fare dei cuori solidali per Natale. Il progetto ha avuto grandissimo successo perché dava lavoro e speranza, ma soprattutto impegnava le giornate dei terremotati. Il fulcro era quello di aiutare il più possibile e allo stesso tempo cercare di valorizzare i produttori. Quindi, “Zafferano Piceno” non ha fatto altro che caricarsi e prendere l’iniziativa di far partire questo progetto perché crediamo molto nei valori umani, nel sentirci utili e dare supporto alle persone”.

Altra testimonianza è stata quella del signor Antonini, dell’Azienda agricola PataSibilla S.r.l. Associazione di Montemonaco: “Importante è il concetto del «Io posso fare qualsiasi cosa», dipeso dalla volontà e dalla capacità. “PataSibilla” è nata non solo con l’intento di promuovere la produzione di patate, ma anche far tornare il concetto di vita e di attività rurale come possibilità di gestire l’ambiente, e per fare ciò le aziende agricole devono rimanere sul territorio, gestirlo e avere la possibilità di ricavarvi un reddito. Il sisma ci ha creato dei problemi ma non ci siamo fermati davanti alle problematiche riscontrate, dimostrando di poter passare avanti a qualsiasi ostacolo. Noi dobbiamo credere in noi stessi e possiamo, basta che ci mettiamo in testa che le nostre capacità sono a disposizione di tutti”.

Viene introdotto un altro importante argomento: l’alternanza scuola-lavoro, uno dei progetti qualificativi più importanti. Sull’importanza del far avvicinare il mondo del lavoro a quello della scuola, sono intervenuti i rappresentanti di alcune scuole del territorio. Le istituzioni scolastiche presenti al convegno che promuovono l’alternanza scuola-lavoro sono state: la Scuola Alberghiera, l’Istituto Professionale I.P.S.I.A., Istituto Professionale di Cupra Marittima che ha due indirizzi di studio: il Corso Commerciale e il nuovo Corso Socio-Sanitario, i Geometri di Grottammare e la Ragioneria di San Benedetto del Tronto.

Per l’Istituto Professionale I.P.S.I.A. di San Benedetto, il Professor Luigi Verdecchia, docente tecnico-pratico in ambito laboratori tecnologici ha affermato: “Come insegnante, quest’anno ho svolto la funzione di tutor, ho seguito i ragazzi che sono stati inseriti all’interno di stage, un’attività molto importante perché avvicina la scuola al mondo del lavoro e all’ambiente. La nostra scuola ha iniziato questo percorso già da parecchi anni, offrendo parecchie opportunità, tant’è che lo scorso anno i diplomati hanno tutti trovato un impiego a tempo indeterminato. I nostri percorsi formativi sono volti anche a creare un certo feeling tra le aziende e la scuola in modo tale che gli studenti riescano a conoscere le attività da poter poi inserire nel loro ambito lavorativo”.

È stato invitato un alunno dell’indirizzo “operatore del mare e delle acque interne” a dire la sua esperienza di stage svolta nel cantiere navale del Gruppo Piergallini di San Benedetto, dove è stato inserito per tre settimane. “Mi sono trovato molto bene nel cantiere dove avevo il compito di verniciare barche a vela, motovedette, e ho imparato ad usare le gru che servono per immergere le barche in acqua dopo che sono state restaurate. Ho assimilato anche molti termini tecnici, i nomi delle correnti, ma l’esperienza che ricordo con piacere alla fine del percorso è stata l’uscita in mare aperto in motovedetta”.

Per l’Istituto Professionale “N. Ciccarelli” di Cupra Marittima, ha intercesso il Professor Luciano Bruni: “La nostra scuola ha due indirizzi: il Socio-sanitario, aperto da 5 anni, e il Commerciale. Il nostro corso di eccellenza in questo momento è quello Socio-sanitario, unico nella provincia, che prepara i ragazzi ad affrontare gli studi delle scienze infermieristiche, delle scienze umane e dei servizi socio-sanitari. Anche nella nostra scuola è attiva l’alternanza scuola-lavoro e noi docenti riteniamo che questa sia un’attività molto importante. I ragazzi possono svolgere dei servizi presso le aziende pubbliche e private, nelle aziende sanitarie o assistenziali e nelle cooperative sociali. Come scuola, abbiamo il compito di formare, attraverso l’alternanza e l’attività curriculare, delle persone istruite che abbiano anche un’etica professionale, un’etica della protezione dell’ambiente e del lavoro, senza il quale non si può assolutamente realizzare e dare il proprio contributo agli altri”.

Conseguentemente, si è parlato del ruolo e delle funzioni svolte dalle associazioni di categoria per sviluppare il lavoro e per agevolare l’ingresso nel mondo del lavoro. Come esperienza viene di nuovo citato il terremoto con il Presidente provinciale Luigi Passaretti della CNA di Ascoli Piceno, che ha elencato i disagi lavorativi riscontrati ad Arquata del Tronto. “Ad Arquata il 24 agosto si è fermato il mondo. La conseguenza è stata anche la distruzione della socialità e, come associazione, ci siamo impegnati in tutti i modi possibili per essere vicini a queste popolazioni e abbiamo fatto una proposta: riportare in vita le attività di quei luoghi. Ci sono già delle casette che possono accogliere i residenti, ma servono piccoli ristoranti, piccole attività commerciali e noi abbiamo disegnato un progetto che consiste nel riportare poche attività in un perimetro di 2.000 m² circa, dove esse possano ricominciare a lavorare. Ma l’impegno della CNA è anche verso i giovani e l’orientamento nel mondo del lavoro con tanti metodi. L’uomo deve ritornare ad essere saggio nel sentire questi ambienti e solo attraverso la partecipazione, la perspicacia e l’intelligenza riusciamo ad avere un mondo migliore. Bisogna ricostruire la socialità, la famiglia, il nostro tessuto sociale ed imprenditoriale e dalla passione di questi luoghi può nascere il nostro futuro”.

Durante gli anni della crisi economica c’è stato un settore che comunque ha generato nuovi posti di lavoro e soprattutto ha attirato l’interesse di tantissimi giovani e creato nuove assunzioni: il settore primario, quello dell’agricoltura, dove molti ragazzi hanno riscoperto la voglia di lavorare nei campi e di questo ha parlato Stefano Marozzi, Segretario di Coldiretti Giovani Impresa: “Io mi occupo di giovani e sono a stretto contatto con loro nel Piceno e nel Fermano dove, soprattutto dopo l’università, si impegnano nel mondo agricolo. Negli ultimi anni c’è stata una riscoperta, anche dovuta alla crisi del settore industriale, e l’agricoltura con il made in Italy può essere un volano per nuovi posti di lavoro. Nella nostra costa adriatica abbiamo un’eccellenza: il vivaismo, forte a Grottammare, l’80% è presente qui, tant’è che l’alloro a Grottammare è primo produttore in Europa. Il lavoro che vogliamo nel mondo agricolo è un lavoro libero ed aperto, a volte può essere difficoltoso a causa delle intemperie che non ci permettono sempre di lavorare al meglio ma può essere un valore aggiunto lavorare all’aria aperta. Oltre che produrre beni e prodotti primari, si possono trovare attività connesse all’agricoltura, come l’agriturismo, l’allevamento, la vendita di prodotti. È anche partecipativo perché ci sono delle giornate di raccolta, come la vendemmia o la selezione della frutta, momenti conviviali che vanno riscoperti con il valore della famiglia. È anche solidale perché nei momenti difficili vissuti negli ultimi 8 mesi, nel mondo agricolo, soprattutto nella zona dei Sibillini, si è attivata una rete solidale in particolare per le aziende zootecniche montane veicolando l’aiuto con foraggi, fieno, mangimi ed anche con forniture di gasolio agricolo”.

Con Antonio Angelini, Segretario provinciale della CISL, viene analizzato un altro aspetto relativo ai giovani che lasciano il nostro territorio per andare a lavorare all’estero. Un dato fornito dal Centro per l’impiego è che nel 2016 sono stati 400 i ragazzi del territorio di San Benedetto e zone circostanti che hanno chiesto informazioni per andare a lavorare all’estero. “Da questa crisi dobbiamo cogliere le opportunità per valorizzare il territorio e il nostro sistema si deve attrezzare per questo, non bastano le iniziative degli imprenditori, ma bisogna costruire una cultura che ci consenta di fare emergere il sistema. Le risorse principali sono le persone e la crisi deve diventare opportunità di rilancio, altrimenti vivremo sempre di più il fenomeno che i nostri ragazzi vanno all’estero per lavoro non trovando sbocchi adeguati e non sarebbe un problema se fosse un percorso di andata e ritorno ma, troppo spesso, è un percorso di sola andata. Quindi, il messaggio che mi sento di dare è quello di cavalcare l’ondata di ottimismo e di prospettiva di lavoro”.

Altro concetto importante emerso in questo convegno è quello di avere delle adeguate politiche economiche. Per parlare dell’esperienza del lavoro nelle scuole è intervenuta la Dottoressa Dina Amici, Vicepresidente delle Acli provinciali di Ascoli Piceno: “E’ stato realizzato un progetto delle Acli in cui sono state coinvolte due istituti scolastici superiori: l’Istituto Mazzocchi di Ascoli e l’I.P.S.I.A. di San Benedetto. Sono stati promossi dei laboratori in cui abbiamo voluto coinvolgere i ragazzi a riflettere su alcune tematiche legate al mondo del lavoro: l’area immigrazione, l’area donne e l’area collegata alle discriminazioni multiple. Un’altra azione concreta che le Acli stanno portando avanti all’interno della riflessione legata al mondo del lavoro, in collaborazione con la Caritas diocesana di Ascoli Piceno, è un progetto dal titolo “Impara l’arte e mettila da parte” dove sono stati avviati 12 tirocini formativi di 6 mesi, totalmente retribuiti, a 12 ragazzi disoccupati che vivono in condizioni socio-economiche difficili. Questa è la testimonianza di quanto le Acli siano attive in questo lavoro continuo che sta portando avanti da tempo e che continuerà”.

Il Vescovo Carlo Bresciani ha dato il suo apporto per una riflessione sul tema della giornata: “In questo convegno è emerso molto chiaramente il messaggio di speranza di fronte alle difficoltà. La vita non risparmia le difficoltà, ma se ci si rassegna e ci si arrende, la vita sarà un fallimento. La crisi è anche un’opportunità per far funzionare il dono più grande di Dio: il cervello. Bisogna crederci e metterci passione perché la soddisfazione più grande della nostra vita non viene dal consumare ma viene dal creare, la felicità viene dal tirare fuori il meglio che c’è dentro di noi. Il più grande dono di Dio siamo noi, infatti il valore più grande di un’azienda, di tutta l’attività economica è la persona che c’è dentro, non è la struttura. Questo vuol dire che il lavoro serve per tirare fuori il meglio che c’è in noi e per tirarlo fuori bisogna anche far fatica e da qui deriva la soddisfazione di come ci siamo impegnati. Quindi, non è soltanto una questione personale, ma anche dovere verso gli altri, produciamo per noi e produciamo per gli altri, gli uni per gli altri e ciò diventa un’attività solidale. Il lavoro crea solidarietà, più si collabora, più si scambiano conoscenze, più si diventa creativi. Tutti abbiamo bisogno di una conversione spirituale, che non è solo quella religiosa, ma la vera ricchezza di un’azienda non è il denaro ma le persone che ci sono dentro e poi viene il resto. La vera crisi che noi abbiamo è quella di credere nel denaro e non credere più nella persona umana. Con questo convegno il messaggio che si vuole mandare è quello di guardare al futuro con fiducia, speranza, passione, mettendosi in gioco e così saremo creativi per noi e per tutti. Non negate le difficoltà e non fermatevi perché così la vita vi darà quelle promesse che sono dentro di voi”.

La situazione a San Benedetto è molto grave: ci sono oltre 15.000 disoccupati, secondo i dati del Centro per l’impiego. Una situazione che viene illustrata anche dalla testimonianza di Giovanni Pica, ex lavoratore facente parte di un gruppo di disoccupati in cui ci sono anche disabili. “Il nostro intento è ricollocarci e reinserirci e vogliamo rappresentare una speranza per i giovani, cioè noi non dobbiamo essere un modello perché in questo caso saremmo una parte negativa, ma vogliamo essere la speranza per i ragazzi di non trovarsi nella nostra stessa attuale situazione fra molti anni. Non è colpa di nessuno, è una realtà venuta fuori con la crisi ma bisogna affrontarla e cercare di dare subito, realmente e concretamente, una mano per guardare al futuro con fiducia attraverso un lavoro creativo e libero”.

L’ultima considerazione è quella del rappresentante di una Cooperativa sociale locale: “Voglio sottolineare l’importanza della persona all’interno della società, dove il lavoratore è un essere umano con la sua dignità. La Cooperativa è una società che dà una risposta al mondo del lavoro a 360 gradi, ovvero l’opportunità di lavoro nel mondo agricolo e soprattutto nel mondo sociale visto in tutti i lati. Il mondo cooperativistico non guarda chi siamo ma come siamo, è una porta aperta a tutti nella legalità e anche nel mondo cristiano: il primo cooperatore era Gesù che, con le sue idee e col principio cooperativistico, ha messo insieme delle persone che potevano far sentire la propria voce, pronunciare il Vangelo e la parola di Dio”.

La giornata si conclude con la benedizione del Vescovo Bresciani e con la preghiera del Padre Nostro, affidando a Dio le nostre preoccupazioni perché possa continuare il nostro impegno. Il mondo del lavoro è una sfida da raccogliere per affrontarla insieme, e ci vuole la convinzione che solo rimettendo al centro “un lavoro, libero, creativo, partecipativo e solidale” (Evangelii Gaudium, 192) sarà possibile tornare a guardare con fiducia al futuro.

 

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