Di Gianni Borsa

Al giorno d’oggi si leggono meno libri – questo è assodato – e il mercato editoriale indica, di anno in anno, una diminuzione di copie e fatturato. L’editoria religiosa, prodotta da case “laiche” o “cattoliche”, non fa eccezione. Nel 2016, ad esempio, il mercato generale del libro ha chiuso l’anno con un -0,3%, mentre l’editoria religiosa (in ogni sua forma) ha registrato un poco lusinghiero -8,3%. E se i libri a vario titolo catalogabili come “religiosi” nel corso del 2016 hanno fatturato in totale 33,5 milioni di euro, occorre tener presente che un terzo di questi proventi sono andati a editori laici, capaci spesso di accaparrarsi firme e titoli provenienti dal mondo cattolico. Ancora: nel quinquennio 2011-2016 il mercato del libro in Italia ha perso complessivamente 17 punti percentuali di fatturato, mentre l’editoria religiosa ha lasciato sul campo il 26%. Sono solo alcuni dati che emergono dal settimo rapporto sull’editoria religiosa, illustrato oggi (20 aprile) a Milano nell’ambito di “Tempo di libri”, fiera dell’editoria italiana in corso fino al 23 aprile, in cui sono fra l’altro presenti lo stand Uelci e una ventina di editori cattolici.

Il lettore cambia volto. Ma non ci sono solo i numeri, peraltro essenziali in un settore che si colloca tra cultura, formazione e sfera economica. “Chi sceglie un libro religioso oggi è più giovane, più attento e curioso nella ricerca di forme di spiritualità e senso della vita”, spiega il Rapporto Uelci (Unione editori e librai cattolici italiani), realizzato in collaborazione con l’Ufficio studi di Aie (Associazione italiana editori) e Cec (Consorzio per l’editoria cattolica). Si tratta di persone con titoli di studio superiori (il 38% con laurea o diploma), professionisti e lavoratori autonomi (per il 28%).

“Cambia anche il rapporto” tra lettore di libri religiosi e pratica religiosa: il 37,7% di chi legge libri di argomento religioso “è non praticante e non credente”.

Il libro “religioso” fra l’altro “invade sempre più i territori del linguaggio pubblico: dallo scenario geopolitico a quello della bioetica e della famiglia fino ai fenomeni mediatici legati agli ultimi pontificati”. Nel presentare il Rapporto, Giovanni Peresson, responsabile Ufficio studi Aie, ha però segnalato come l’editoria cattolica è, cifre alla mano, scarsamente presente nel settore “ragazzi” e nella narrativa, mentre regge la concorrenza nei campi della spiritualità, della pastorale, della teologia. Sarebbe tempo di “esplorare” altri settori, dalla famiglia ai nuovi linguaggi, dai romanzi all’economia…

Servono nuove strategie. “È necessario andare a scovare nuovi autori”, fa eco Roberto Alessandrini, capo redattore delle Edizioni Dehoniane di Bologna. Anche se, segnala Uelci, spesso le editrici cattoliche fanno da talent scout a firme che poi emigrano verso lidi laici. Lo stesso Alessandrini pone sul tavolo altre sottolineature: una verifica tra componente devozionale e culturale della produzione cattolica;

una valutazione sulle “dimensioni aziendali” delle editrici religiose, che va poi a influire sulla loro propensione a investire su autori, testi, traduzioni, nuove tecnologie;

l’urgenza di creare sinergie produttive e distributive. Non da ultimo alcune osservazioni su distribuzione e capacità commerciale, con una annotazione particolare: “Mi piacerebbe che le librerie cattoliche non fossero solo dei negozi, ma delle realtà capaci di ampliare i loro spazi e la loro proposta culturale”, con dibattiti, corsi e conferenze, attività sul web. Dal canto suo Alessandro Zaccuri, giornalista di Avvenire ed esperto del settore, annota: “Di religione si scrive e si scriverà sempre di più. Si tratta di interpretare in chiave editoriale i profondi cambiamenti in atto nel mondo cattolico”. Le trasformazioni del linguaggio introdotte con estrema efficacia da Papa Francesco sono solo un segnale in questa direzione. Zaccuri invita poi a “considerare con maggiore attenzione l’editoria internazionale” per trovare spunti originali, testi innovativi, possibili traduzioni di successo.

Raccogliere le sfide. “Di fronte a questa situazione la risposta non può essere quella di tagliare i costi. Al contrario, occorre investire, rilanciare, percorrere strade inedite pur nel rispetto della propria storia”. Gianni Cappelletto è presidente Uelci e direttore editoriale di Itl (che pubblica tre marchi: Centro Ambrosiano, In Dialogo e Ipl).

Insiste sulla “programmazione editoriale” e sulla “proposta di nuovi titoli e collane che vadano incontro alle sfide che abbiamo di fronte, compresa questa ricerca di senso e di spiritualità” che emerge dai lettori.

“Quindi – segnala – dobbiamo rispondere a una domanda chiara: quale libro religioso siamo chiamati a proporre in futuro?”. Lo sguardo di Cappelletto è a 360 gradi: tocca i temi su cui si concentra l’editoria religiosa, insiste su una rinnovata attenzione ai linguaggi comunicativi, parla di sinergie, torna sul rinnovamento delle librerie religiose che “svolgono ancora un ruolo importante nella distribuzione del prodotto editoriale”.

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