di M.Chiara Biagioni

La Chiesa che è in Europa punta sui giovani. Ne è convinto il cardinale Angelo Bagnasco, arcivescovo di Genova, presidente della Cei e presidente del Consiglio delle Conferenze episcopali d’Europa, che a Barcellona ha convocato delegati di tutte le Chiese in Europa che lavorano a fianco dei giovani. Delegati delle pastorali giovanili, vocazionali, catechetiche, scolastiche e universitarie. Per una 4 giorni di lavoro e confronto sul tema dell’accompagnamento dei giovani, in vista del Sinodo dei vescovi del 2018. “I giovani, forse meglio di altre stagioni della vita, saranno in grado di annunciare il Signore in questo continente che è grandioso per la sua storia, per la sua bellezza, i suoi valori, ideali, e per il cristianesimo, ma che in questo momento ha bisogno di ulteriore vigore, sembra stanco e smarrito. Crediamo che i giovani con le loro turbolenze e i loro smarrimenti, nonostante tutto questo o forse proprio anche per questo, siano i missionari nati per annunciare a un mondo stanco la giovinezza del Signore”.

Che cosa direbbe oggi ai giovani europei?

Di ascoltare se stessi, di ascoltare le domande profonde del loro cuore, di risvegliare l’anima più vera della loro persona e affidarsi di più al Signore e alla Chiesa come comunità cristiana. Non abbiamo paura del Signore Gesù che chiede tutto ma dà tutto. E il tutto di Dio è molto di più del tutto di noi.

Siamo in un’Europa in crisi che fatica a dare spazio ai giovani. Dove ha sbagliato il Vecchio continente?

Ha negato se stessa e le sue origini e creduto di potersi rifare, ripensare e ridefinire a prescindere dalle proprie origini. Ma questo è impossibile. Da tutti i punti di vista. Se l’Europa continuerà a tagliare con le proprie origini, diventerà qualcos’altro ma non sarà migliore.

Qui a Barcellona, lei ha rivolto un invito ai giovani perché si sentano nel cuore dell’Europa e non rimangano nelle periferie. Cosa possono dare i giovani all’Europa stanca e alla ricerca di se stessa?

Possono dare dissidenza. Una dissidenza positiva e santa, non certo di altro tipo. E cioè un andare controcorrente e poter dire con amore, passione ed entusiasmo, “Il Re è nudo”, vale a dire che l’Europa così rischia di essere nuda, di non avere più niente della sua ricchezza, della sua bellezza. Allora andare controcorrente vuol dire ricominciare a costruire l’abito vero dell’Europa che tutti amiamo.

Papa Francesco ha indetto un Sinodo sui giovani…

È una scelta quanto mai puntuale che aiuta anche noi vescovi nelle nostre diocesi. Da un certo punto di vista ha voluto mettere sotto i riflettori, e noi con lui, il mondo giovanile che in Europa sta scomparendo. Capisco che dire così possa sembrare eccessivo, ma sta diminuendo. Il problema demografico è noto, con situazioni diverse a seconda dei Paesi. E poi la scelta del Papa fa sentire ai giovani che sono nel cuore della comunità cristiana, non in periferia, e che hanno tutto l’apprezzamento e la fiducia della Chiesa. Vorremmo far sentire la maternità della Chiesa. Sappiamo che nella nostra Europa vi è una mancanza di riferimenti autorevoli di cui tutti abbiamo bisogno, ma in particolare il mondo giovanile.La Chiesa vuole essere una presenza di riferimento, una maternità su cui contareanche se a volte questa maternità non sempre i giovani l’avvertono, purtroppo. Ma nella Chiesa ci deve essere e c’è.

E che cosa chiede ai giovani la Chiesa?

Di aiutare la Chiesa attraverso le loro speranze, i loro sogni e le loro turbolenze, ad essere accanto a loro, sempre di più e sempre meglio. Come madre.Una Chiesa senza giovani è una famiglia senza figli. La giovinezza in sé è la stagione che esprime, meglio di qualunque altra stagione della vita, il futuro, la speranza, l’immaginazione e il desiderio di partecipare e di esserci. E questo è un patrimonio che deve essere valorizzato, promosso, custodito e rilanciato. Questo vale per la Chiesa e per l’Europa. È una ricchezza, una premessa, un motivo di grande speranza per la Chiesa ma anche per il continente. Spero che siano, come sanno essere, contagiosi laddove vivono.

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