“Il confessore è chiamato quotidianamente e recarsi nelle ‘periferie del male e del peccato’, e la sua opera rappresenta un’autentica priorità pastorale”.
Ne è convinto il Papa, che nel discorso rivolto ai partecipanti al corso sul foro interno promosso dalla Penitenzieria apostolica ha augurato ai presenti “di essere buoni confessori: immersi nel rapporto con Cristo, capaci di discernimento nello Spirito Santo e pronti a cogliere l’occasione di evangelizzare”. “Il confessionale è anche un vero e proprio luogo di evangelizzazione”, la tesi di Francesco, secondo il quale “non c’è evangelizzazione più autentica che l’incontro con il Dio della misericordia, con il Dio che è Misericordia”. Il confessionale è allora “luogo di evangelizzazione e quindi di formazione”: “Nel pur breve dialogo che intesse con il penitente – ha fatto notare il Papa – il confessore è chiamato a discernere che cosa sia più utile e che cosa sia addirittura necessario al cammino spirituale di quel fratello o di quella sorella; talvolta si renderà necessario ri-annunciare le più elementari verità di fede, il nucleo incandescente, il kerigma, senza il quale la stessa esperienza dell’amore di Dio e della sua misericordia rimarrebbe come muta; talvolta si tratterà di indicare i fondamenti della vita morale, sempre in rapporto alla verità, al bene e alla volontà del Signore”. “Si tratta di un’opera di pronto e intelligente discernimento, che può fare molto bene ai fedeli”, ha concluso Francesco.

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