Di Silvio Giampieri

MARCHE – Un’esperienza nuova si è aperta lungo il cammino dei giovani seminaristi che vivono il loro percorso formativo presso il Pontificio Seminario Regionale di Ancona.
Domenica 12 Marzo i ragazzi hanno avuto la possibilità, non così facile da ottenere, di far vista a scopo pastorale ai reclusi nella vicina casa circondariale di Montacuto, sempre nella città dorica.

Tale evento, programmato da tempo dai formatori del Seminario, con il benestare della direttrice del carcere Santa Lebboroni, è stato preceduto nella giornata di Sabato da un ritiro spirituale sul “visitare i carcerati”, presso il monastero dei Silvestrini di Montefano a Fabriano. Infatti quest’anno nel ciclo dei ritiri svolti mensilmente dal biennio, sono state affrontate riflessioni ed approfondimenti sulle opere di misericordia corporale, tra cui appunto vi è questa. Dunque poter ascoltare la parola, pregare e riflettere sul significato di portare conforto ai detenuti, ha aiutato i seminaristi ad entrare in empatia con loro, cercando di capire meglio quali potessero essere le loro problematiche spirituali e quotidiane.

Introdotti dal cappellano del carcere Padre Quarto dei Minori Conventuali, il gruppo ha varcato i cancelli del penitenziario, per celebrare l’Eucarestia domenicale con i reclusi e portare loro un po’ di calore anche attraverso l’animazione con canti liturgici nuovi. A presiedere il rito Don Claudio Marchetti vice rettore del Seminario, e responsabile della formazione del biennio, che nell’omelia ha spezzato la parola del Vangelo della Trasfigurazione in modo coinvolgente, facendo capire agli ospiti del carcere l’importanza della Speranza che solo Cristo può dare.

Al termine della messa è stato possibile soffermarsi con alcuni detenuti per un breve confronto. Molti di essi sono infatti rimasti colpiti dalla Parola ed al tempo stesso incuriositi dalle testimonianze di alcuni seminaristi. Il desiderio di conoscenza è stato poi reciproco, dal momento che alcuni degli ospiti del carcere hanno fatto cenno al proprio vissuto davvero sofferto e drammatico. Il tutto si è svolto nel rispetto delle rigide regole del penitenziario ma anche in modo disteso, a tratti ironizzando da ambo le parti su ipotetiche similitudini tra la reclusione penale, purtroppo subita e sofferta, e quella “volontaria” della vita di seminario.

Concludendo la mattinata di incontro Padre Quarto ha affermato: “Oggi si è aperta una porta!” augurandosi infatti tutti i presenti che questa esperienza si possa ripetere al più presto, producendo un reciproco arricchimento spirituale.

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