Sono 37 le donne membri della Consulta femminile del Pontificio Consiglio della cultura, che è stata presentata ieri nella Sala stampa vaticana, alla vigilia della Giornata internazionale della donna, che si celebra oggi, otto marzo. “Oggi – ha scherzato il card. Gianfranco Ravasi, presidente del Pontificio Consiglio della cultura – dovrei essere agli esercizi spirituali ad Ariccia e sono qui grazie alla ‘bilocazione’”.
Le donne che fanno parte della Consulta, nata ufficialmente il 23 giugno 2015, sono attive nel mondo delle professioni, del giornalismo, del Terzo settore, della Chiesa, del mondo dello spettacolo e della moda. Sono ambasciatrici, imprenditrici, suore, sportive, giornaliste, attrici, medici, accademiche, teologhe, dirigenti dello Stato. “Nel mio Dicastero – ha raccontato il porporato – non avevamo nessuna donna a livello dirigenziale, ma, stando alla Bibbia, in questo modo mancava l’immagine di Dio. Come ben sapete, in Genesi si dice che Dio creò l’uomo a Sua immagine, maschio e femmina lì creò. E questo non perché Dio sia bisessuale o sessuato, ma perché la relazione di coppia è generativa in tutti i sensi ed è radice di amore, perciò è la migliore immagine di Dio”.

Il card. Ravasi non ha voluto la Consulta “sull’onda delle recriminazioni che non c’è spazio per le donne nella Curia Romana” né “come elemento cosmetico, come presenza simbolica nell’orizzonte solo maschile” e “neppure come quota rosa”. L’obiettivo è stato un altro: “Ho voluto che su tutte le attività del Dicastero ci fosse uno sguardo femminile che offre indicazioni che non avevamo neppure sospettato”. Le donne della Consulta hanno anche la facoltà di proporre temi. Per il porporato, “è una questione di interpretazione, di sguardo, di analisi, di giudizio soprattutto e anche di proposte”. Anche nella prossima Plenaria del Pontificio Consiglio la Consulta femminile sarà impegnata nella preparazione e nell’Assemblea stessa, ha ricordato Ravasi, che ha concluso con una battuta: “Lo scrittore polacco Conrad faceva dire a un suo personaggio che essere donna è estremamente difficile perché bisogna avere continuamente a che fare con gli uomini. A maggior ragione, dico io, con i preti”.

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