“La creazione è rappresentata nella Bibbia con un’analogia sonora: ‘Dio disse. Sia la luce e la luce fu’”. Una sorta di “grembo sonoro”. Esordisce così il card. Gianfranco Ravasi, presidente del Pontificio Consiglio della cultura, inaugurando ieri pomeriggio a Roma il convegno “Musica e Chiesa: culto e cultura a 50 anni dalla Musicam Sacram”, promosso dal Dicastero vaticano (Centro Congressi Augustinianum, 2 – 4 marzo), in collaborazione con il Pontificio Ateneo Sant’Anselmo – Pontificio Istituto liturgico, e il Pontificio Istituto di musica sacra. Nella sua prolusione dal titolo “Musica e Parola di Dio. Un approccio ermeneutico”, il card. Ravasi spiega: “Esiste una coreografia musicale che accompagna la creazione”; anzi “le creature stesse sono una partitura musicale”. “L’armonia è nel creato e l’uomo la estrapola e la rende percepibile”. Il porporato elenca diversi esempi di “decifrazione del senso profondo della storia attraverso il canto e/o la musica, il suono”. Nel Libro del Deuteronomio (4,12) Mosè riassume l’esperienza del Sinai come “una voce, un suono di parole” di Dio; ma tutta la storia è accompagnata da una sorta di “palinsesto musicale”. Guerra, morte, lavoro, anche la quotidianità più cruda, sottolinea Ravasi, “vengono accompagnati da un filo musicale”. La metrica ebraica, spiega, “non è quantitativa ma qualitativa, affidata alla bellezza dei suoni che già in sé devono essere capaci di far intuire i messaggi”. Un esempio per tutti il Cantico dei cantici.

Nel suo saluto, il card. Giuseppe Versaldi, prefetto della Congregazione per l’educazione cattolica, afferma che il convegno “coglie bene l’opportunità di rileggere l’istruzione alla luce dei profondi cambiamenti verificatisi in questi 50 anni nel contesto delle singole culture”. “Si tratta di saper comporre nel tempo e nei diversi luoghi l’antico patrimonio culturale e musicale della Chiesa con l’insorgere di nuovi linguaggi”.

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