GROTTAMMARE – “Fiori d’arancio” per i comuni firmatari di un protocollo d’intesa volto al recupero, alla tutela  e alla valorizzazione delle agrumiere storiche del Piceno.

Nel giorno di San Valentino – che oltre agli innamorati veglia anche sugli agrumi – rappresentanti dei comuni di Grottammare (ente capofila), il sindaco Enrico Piergallini e l’assessore Lorenzo Rossi, di Cupra Marittima, il sindaco Domenico D’Annibali, di Campofilone, il sindaco Ercole D’Ercoli, di Massignano, il sindaco Massimo Romani, di Pedaso, la sindaca Barbara Toce, e di San Benedetto del Tronto, la consigliera Rosaria Falco,  hanno siglato l’unione di intenti, davanti a un nutrito pubblico di specialisti, produttori e curiosi riuniti nella Sala consiliare di Palazzo Ravenna.

La firma è avvenuta in apertura di un incontro nato anche per fornire aggiornamenti sullo stato dell’arte di un progetto che tende a recuperare un patrimonio secolare di testimonianze ed esperienze culturali (artistiche, architettoniche, economiche, agronomiche), tipiche della realtà picena costiera e dell’immediato entroterra,  e che ha già incassato, oltre alla volontà delle amministrazioni aderenti, anche l’interessamento del mondo scientifico.

Risale al 19 dicembre scorso l’inserimento dell’arancio biondo del Piceno nel Registro delle biodiversità regionali da parte dell’ASSAM, punto di avvio di un’attenzione che prosegue in collaborazione tra l’Università politecnica delle Marche e il Centro di Ricerca per l’Agrumicoltura di Acireale.

Proprio in questi giorni il comitato scientifico sta effettuando sopralluoghi nei vari giardini d’aranci per approfondire le caratteristiche dei genotipi censiti.

La volontà di intraprendere il recupero della tradizione agrumicola locale è partita nell’ottobre scorso, con la  pubblicazione del volume “Giardini d’aranci sull’Adriatico. L’agrumicoltura nelle Marche, aspetti colturali e artistici” (Livi Editore), dove gli autori Aurelio Manzi e Germano Vitelli espongono i dati di una ricerca svolta lungo la costa picena, che ha messo in evidenza i caratteri generali di queste colture, con riferimenti alle varietà, all’ecosistema dei giardini, al commercio transadriatico e alle manifestazioni artistiche, letterarie e tradizionali.

La presentazione dell’opera nel Teatro dell’Arancio fu abbinata a un convegno a tema, che aprì  filoni di studio presso gli istituti di ricerca universitari e agronomici marchigiani e avviò scenari di approfondimento per una proposta interdisciplinare di legge regionale volta al recupero e alla valorizzazione delle agrumiere storiche picene.

Un altro passo è stato compiuto a novembre, quando esperti dell’Università politecnica delle Marche, del Crea-Unità di ricerca per l’orticoltura e dell’Assam-Agenzia regionale del settore agroalimentare prelevarono campioni di germoplasma locale di arance, mandarini e di pomelo, da studiare e analizzare dal punto di vista genetico.

Indagine che portò, a dicembre, all’inserimento dell’Arancio biondo del Piceno tra le biodiversità marchigiane, unico agrume presente nell’elenco.

Il Protocollo di intesa siglato martedì pomeriggio rimane sempre aperto a nuove adesioni, come espressamente citato nel testo (la versione integrale in allegato), a partire dal comune di Monterubbiano atteso ma assente all’iniziativa.

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