Patrizia Caiffa

Sono tra le 50 e le 70mila le donne costrette a prostituirsi in Italia perché vittime della tratta. Un fenomeno in costante aumento ed evoluzione. Cresce infatti la domanda da parte dei clienti, di tutte le età e classi sociali, e di conseguenza l’offerta di giovani donne “usa e getta” a prezzi sempre più bassi, “fino a 10 euro”. “Solo negli ultimi mesi in Italia sono arrivate 12mila minorenni nigeriane”, denuncia suor Eugenia Bonetti, missionaria della Consolata e presidente dell’associazione Slaves no more, da vent’anni impegnata nella lotta alla tratta, tra le prime donne coraggiose ad aver denunciato pubblicamente il fenomeno: “Al mattino le prelevano i trafficanti nei centri e dopo una giornata in strada le riportano la sera, come se fossero in un bed and breakfast”. Oggi, 8 febbraio, nelle Chiese di tutto il mondo si celebra la terza edizione della Giornata mondiale di preghiera e riflessione contro la tratta (sul sito si trovano varie iniziative e materiali), istituita da Papa Francesco nel 2015 su richiesta delle religiose. Un impegno a 360 gradi con le unità di strada, le comunità di accoglienza protette, la rete di religiose Thalita Kum e i progetti di sensibilizzazione e reinserimento in Italia e nei Paesi di origine. In 20 anni la rete di religiose ha dato un futuro di lavoro e integrazione a 6.000 donne, tolte dalla strada e dallo sfruttamento. La data dell’8 febbraio è stata scelta perché oggi si celebra santa Bakhita, la giovane africana che ha vissuto le sofferenze della schiavitù. Il tema di quest’anno è “Sono bambini! Non schiavi” per puntare l’attenzione su 30 milioni di bambini nel mondo, di cui il 68% in Africa, vittime di tratta a scopo di sfruttamento sessuale, lavorativo, servitù domestica, traffico di organi, pratiche criminali.

trattaI perché della Giornata. “Abbiamo incontrato il Papa nel settembre 2014, eravamo quattro suore in rappresentanza delle nostre realtà – racconta suor Eugenia -. Avevamo il desiderio di sensibilizzare la Chiesa a tutti i livelli, dalle comunità parrocchiali alle Conferenze episcopali. Papa Francesco è rimasto colpito da questa nostra richiesta. Dopo un po’ di tempo ci è arrivata la risposta positiva dal Segretario di Stato cardinale Pietro Parolin e si è messo in moto il meccanismo. Non ci interessano i grandi convegni, bisogna andare a

toccare le radici del problema: parlare con le comunità parrocchiali, con gli insegnanti, con le famiglie,

con tutti coloro che possono avere contatti con questa realtà e hanno bisogno di essere informati”.

Il 90% dei clienti sono cattolici. Informazione e sensibilizzazione sono dunque le priorità. “Le parrocchie possono fare molto, anche perché il 90% dei clienti sono cattolici – afferma -. Non dico praticanti ma sono cresciuti in una cultura cattolica. Dobbiamo far emergere i problemi che stanno distruggendo le famiglie”. “Se riusciamo a fare in modo che tutte le parrocchie diventino sensibili potremo arrivare ad un vero cambiamento di mentalità. Perché il problema è culturale: sempre più gente pensa che si possa comprare tutto, anche il corpo di una persona. Ma nel 2017 non possiamo più tollerare che esista la tratta di esseri umani! È una vergogna!” Il focus sul “cliente” è dunque fondamentale: “Bisogna far capire che

anche chi cerca sesso a pagamento è uno schiavo, perché diventa una dipendenza,

come il gioco d’azzardo. Dobbiamo lavorare tantissimo per creare una cultura del rispetto. E far capire che non è lecito, perché queste donne sono schiave. C’è ancora pochissima informazione, molta gente non sa nulla e ha voglia di capire cosa sta capitando”.

In Italia 12mila ragazze nigeriane minorenni. L’accento di quest’anno sul tema dei minori non è causale, nemmeno per la realtà italiana. Nel 2016 i minori migranti non accompagnati hanno raggiunto la cifra mai vista di 26mila. “È un grosso problema – spiega la religiosa -.  Negli ultimi mesi sono arrivate circa 12mila ragazze nigeriane. Sono tutte minorenni, analfabete e spesso incinte. Le scelgono nei villaggi, dove c’è minore istruzione e le legano a loro con i riti vudu. I trafficanti sono oramai organizzatissimi. Allora noi dobbiamo essere altrettanto organizzate, per lavorare in rete con le comunità, le scuole, i media, le istituzioni, le Conferenze episcopali”. Le ragazze vengono accolte nei centri di prima accoglienza o nei centri Sprar, dove iniziano il lungo iter per la richiesta d’asilo. “Hanno tutte un telefonino. Dopo poco tempo spariscono e si affidano ai trafficanti –  rivela -. Oppure le prelevano al mattino e le riportano la sera nei centri, per cui alla fine diventano una sorta di bed & breakfast. Ma così non va bene. Hanno in mano il documento di richiedenti asilo, quindi le forze dell’ordine non possono portarle via dalla strada. Bisogna trovare delle soluzioni e capire come fare per bloccarle nei Paesi di origine, prima che partano. Stanno distruggendo una generazione di donne, famiglie e una intera società”.

In Italia poche unità di strada. Suor Eugenia mette in evidenza, tra l’altro, la scarsità di unità di strada per avvicinare le ragazze e convincerle a denunciare gli sfruttatori e rifarsi una vita. “Ci sono associazioni che ricevono finanziamenti pubblici e lavorano in strada giorno e notte – spiega – ma servono persone preparate bene, che siano capaci di offrire opportunità e luoghi protetti a queste ragazze. Purtroppo moltissime non hanno strumenti culturali per capire che possono aspirare ad una vita migliore. E poi sono terrorizzate dai riti vudu a cui sono state sottoposte. C’è tanto lavoro da fare, sia qui sia nei Paesi di origine”. In Nigeria, ad esempio, dove è tornata di recente dopo tanti anni, ha trovato la situazione peggiorata, con maggiore povertà diffusa. “Il Paese è ricco ma la ricchezza è in mano a pochi. Anche lì c’è da lavorare nelle scuole e nelle parrocchie per dire alle persone cosa capita alle loro figlie”.

“Il Papa è un grande alleato”. “È una sfida grande, su cui il Papa sta insistendo molto, ci sentiamo appoggiate”, confida suor Bonetti, spesso invitata a parlare ai convegni internazionali organizzati dalla Pontificia Accademia delle Scienze: “Per noi Papa Francesco è un grande alleato nella battaglia contro queste nuove forme di schiavitù. Dobbiamo dire

‘Mai più schiavi’ e spezzare il circolo vizioso della tratta dando accoglienza, legalità e inclusione”.

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