Sant'Antonio di Padova01DIOCESI – “Stiamo celebrando la 39a giornata Nazionale per la vita: vuole essere una giornata di preghiera, per questo stiamo celebrando la santa Messa, invocando da Dio luce per l’intelletto della fede e coraggio per l’azione in difesa di ogni vita umana dal suo concepimento fino alla morte naturale”.

Con queste parole il Vescovo Carlo Bresciani ha iniziato la sua omelia in occasione della 39° Giornata per la Vita dedicata al tema: “’Prendersi cura dei piccoli e degli anziani’, nel solco di Santa Teresa di Calcutta” tenutasi domenica 5 febbraio presso la parrocchia Sant’Antonio di Padova in San Benedetto del Tronto.

Vescovo Carlo Bresciani: “La scena mondiale che abbiamo di fronte non è certo confortante, se guardiamo alle impressionanti minacce alla vita che vanno moltiplicandosi negli ultimi decenni. Esse vanno da veri e propri genocidi, alle nuove forme di attentati terroristici, alla soppressione della vita nascente, all’ostilità nei confronti di chi cerca rifugio per sé e per la propria famiglia per motivi di persecuzione o di natura economica, alla volontà di accelerare la morte rendendo sempre più la vita disponibile all’arbitrio personale.
Si va affermando sempre più, anche nelle legislazioni degli Stati, il diritto a disporre non solo della propria vita (cosa grave anche solo dal punto di vista civile e non solo cristiano), ma anche della vita del non ancora nato o di chi è gravato da gravi infermità.

Se pensiamo di affermare la nostra sicurezza, economica o sociale, rivendicando il diritto a disporre della vita, non solo andiamo contro il Dio della vita, di quel Dio che vuole la vita e non la morte, ma miniamo profondamente le basi della convivenza civile.
Affermando il diritto del più forte sulla vita del più debole, affermiamo nel contempo che, quando ci fosse uno più forte di noi, egli potrà disporre di noi. L’illusione della libertà attraverso l’uso del potere sulla vita del più debole è tragica. Se la democrazia si trasforma nel potere del più forte sul diritto alla vita del singolo, perché più numeroso o perché dispone di maggiori mezzi, la democrazia stessa perde i suoi fondamenti e non potrà portare pace nella società.

Che cosa può fare il cristiano, colui che crede che solo Dio è signore della vita, di fronte a una così pervasiva mentalità e al potere delle leggi permissive emanate dagli Stati? Si può avere l’impressione dell’impotenza, della mancanza di mezzi o di strumenti per invertire processi così perniciosi e correre in aiuto ai deboli in pericolo.

“Non temete piccolo gregge” ci ripete Gesù. Noi crediamo, innanzitutto, nella potenza della preghiera che cambia i nostri cuori in modo che possiamo essere sempre più il sale della terra e la luce del mondo, come ci ha ricordato il Vangelo che abbiamo appena ora proclamato. Sale e luce, non per la nostra personale capacità o particolare santità, ma per la Parola del Vangelo che portiamo e che cerchiamo di vivere in coerenza e umiltà. Noi preghiamo anche per coloro che non comprendono il valore della vita, che la minacciano o la sopprimono. Ci “vendichiamo” (questa è l’unica ‘vendetta’ del cristiano) pregando che Dio cambi i loro cuori e illumini la loro mente, perché in tal modo stanno minando la loro stessa vita.

Ma con la nostra preghiera non vogliamo affidare a Dio quello che possiamo fare noi e che Egli ci chiede di fare: sarà poco forse, ma Gesù e madre Teresa di Calcutta, insieme a tanti altri santi, ci hanno mostrato che il poco che possiamo, fatto con vero spirito di amore, rompe molte corazze. Il poco che tiene accesa la speranza è vera luce, lievito e fermento di una possibile società diversa, riflesso di una presenza di Dio che non abbandona il mondo nelle mani della potenza del male. Una piccola fiamma può rischiarare un’intera casa!

«La Santa degli ultimi di Calcutta ci insegna ad accogliere il grido di Gesù in croce: “Nel suo ‘Ho sete’ (Gv 19,28) possiamo sentire la voce dei sofferenti, il grido nascosto dei piccoli innocenti cui è preclusa la luce di questo mondo, l’accorata supplica dei poveri e dei più bisognosi di pace”. Gesù è l’Agnello immolato e vittorioso: da Lui sgorga un “fiume di vita” (Ap 22,1.2), cui attingono le storie di donne e uomini per la vita nel matrimonio, nel sacerdozio o nella vita consacrata religiosa e secolare. Com’è bello sognare con le nuove generazioni una Chiesa e un Paese capaci di apprezzare e sostenere storie di amore esemplari e umanissime, aperte a ogni vita, accolta come dono sacro di Dio anche quando al suo tramonto va incontro ad atroci sofferenze; solchi fecondi e accoglienti verso tutti, residenti e immigrati» (dal Messaggio del Consiglio Permanente CEI).

Di fatto, madre Teresa ha fondato centri per la vita (anche se non li ha chiamati così), centri per dare dignità a vite che venivano abbandonate come scarti sulle strade. Per questo le è stato riconosciuto il Premio Nobel per la pace nel 1979.

Con la nostra flebile voce, noi lo diciamo anche a coloro che governano le nazioni: state attenti, più minate le basi della vita, il sacro rispetto di ogni vita umana, più minate le basi stesse della società e della pacifica convivenza.
Dalla violenza sulla vita non può venire la pace; la violenza è sempre generatrice di altra violenza. La rincorsa a un’economia e a un benessere irresponsabile che antepone alla vita l’egoistico accumulo e consumo di beni genera guerra e morte, porta ad erigere muri di contrapposizione, invece che ponti di incontro e di solidarietà. Papa Francesco non si stanca di ripeterlo in ogni sede. Dicendo questo il cristiano non difende una tesi confessionale: difende semplicemente la società e la vita delle persone umane.

Facendo nostro il famoso discorso pronunciato da santa Madre Teresa di Calcutta in occasione del premio Nobel 1979 diciamo: “Facciamo che ogni singolo bambino sia desiderato” e che ogni morente non sia abbandonato. Questo Madre Teresa continua a cantare con il suo inno alla vita: “La vita è bellezza, ammirala. La vita è un’opportunità, coglila. La vita è beatitudine, assaporala. La vita è un sogno, fanne una realtà. … La vita è la vita, difendila” sempre, quella di tutti, in ogni luogo, in ogni parte della terra”.

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