EuropaI leader europei, che hanno sostituito quella generazione di costruttori dell’Unione, non hanno saputo proseguire su questo percorso. Afflitti e preoccupati dalle reazioni interne dei singoli Paesi, dai sondaggi politici, essi si sono mostrati disinteressati a una politica europea comune. E siamo arrivati a oggi, a un’Europa distante dai cittadini e che non conta più perché, come dico spesso, ha il sapore di un ‘pane cotto a metà’”. Lo sostiene Romano Prodi, già presidente del Consiglio italiano e della Commissione europea, in un articolo scritto per diversi settimanali diocesani del Nord-Est. “La ‘mia’ Europa infatti, quella della speranza e della fiducia – osserva – , è stata sostituita dall’Europa della paura: paura delle migrazioni, della globalizzazione, delle sfide con le nuove potenze. Ed è la paura che alimenta e rende più pericolosa l’attuale spinta verso il ritorno di politiche nazionalistiche”. Prodi ricorda come il cancelliere tedesco Helmut Kohl, quando gli chiese “perché volesse così tenacemente l’euro, arrivando a sfidare la contrarietà di una parte dell’opinione pubblica tedesca”, rispose: “perchè mio fratello è morto in guerra”. Egli, evidenzia Prodi “voleva un’Europa unita, forte, solidale e capace, come è stato fino ad oggi, di proteggere le nazioni europee dalla tragedia della guerra. Altro che Europa dei banchieri!”.

Eppure, “quel percorso che leader come Kohl avevano intrapreso guardando con determinazione ad un progetto di unità tra le nazioni europee, tanto da far crescere concretamente la dimensione di una Europa ‘casa delle minoranze’, si è interrotto e lentamente si sono persi non solo l’idealismo, ma la volontà di un’Europa unita e forte”. E dunque “l’uscita della Gran Bretagna non è la causa ma un sintomo dello stato in cui oggi si trova l’Unione”, con “partiti populisti e antisistema” che non possono “che crescere davanti all’inerzia europea, all’assenza di risposte unitarie al problema delle migrazioni, alla necessità di rimediare alle gravi disuguaglianze, alla iniqua distribuzione dei redditi, all’impoverimento incessante della classe media e dinnanzi all’incapacità di corrispondere con nuove politiche unitarie ai timori e alle insicurezze delle persone”.

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