Di Daniele Pecci

SAN BENEDETTO DEL TRONTO – Un uomo, da solo. Da solo con la sua coscienza. Un compito: la vita. Ma anche la paura, terribile, che immobilizza: la nostra. Esiste il “nostro” futuro? O esiste il destino?
Non è dato sapere. Almeno per ora, almeno per l’uomo, cosiddetto moderno.
Quello che forse conta però, è che queste domande costituiscano un ponte che collega noi stessi a quell’uomo moderno, a quell’uomo shakespeariano, vissuto nel ‘600: siamo sostanzialmente gli stessi. L’”Amleto” di Shakespeare è il testo teatrale più importante dell’era moderna. Vi è in esso un’analisi profonda dell’umano sentire in rapporto alle problematicità del vivere quotidiano. Meglio di chiunque altro, e soprattutto per primo, Shakespeare è riuscito a raccontare le infinite contraddizioni dell’essere umano, di fronte all’impegno che questo deve assumersi per poter anche semplicemente stare al mondo; affrontare il futuro, il destino, l’amore, le ingiustizie, le controversie, il dolore, la perdita. In esso sono ben dosate le rappresentazioni del mondo grande, lo Stato, i grandi destini e temi dell’umanità, il microcosmo familiare dei sentimenti più intimi e segreti.

In questo senso per me, l’”Amleto” è il testo più moderno e più urgente. Come tale mi sprona più di ogni altro alla sua rappresentazione, anche in veste registica. Il mio impegno è quello di proporre al pubblico contemporaneo, uno spettacolo contemporaneo. Non già con l’intento di mediare, sovrapporsi, o nella migliore delle ipotesi, aggiungersi, alla miriade di interpretazioni che dal 1601 ad oggi sono state fatte; sarebbe un esercizio di stile fine a se stesso e soprattutto assolutamente vano per il pubblico nuovo, del quale ci sentiamo di dover tenere conto in maniera particolare.

Elemento nodale, è ovviamente il testo: traduzione e adattamento. Leggermente tagliato (durerebbe altrimenti più di quattro ore) ma fedele, non alterato, e con una traduzione atta a esaltarne tutte le possibilità poetiche, ma in una prosa semplice, scorrevole, di facile comprensione, e con una messa in scena e una recitazione che si propongono di essere vicine al nostro mondo, senza simbolismi e sovrastrutture che si frappongano fra gli attori sul palcoscenico e il pubblico.

L’appuntamento è fissato presso il teatro Concordia per domani martedì 31 gennaio alle ore 21.00

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