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Papa Francesco: il vescovo è un padre e “non ci possono essere troppe barriere tra lui e la gente”

Papa Vescovi“Non mi piace molto viaggiare. E mai avrei immaginato di fare così tanti viaggi”.
Così Papa Francesco “si racconta” al vaticanista Andrea Tornielli nell’intervista che apre il volume “In viaggio”, edito da Piemme, presentato ieri sera a Roma, nel quale il giornalista ripercorre i viaggi internazionali di Bergoglio con un’unica eccezione, la visita a Lampedusa l’8 luglio 2013, primo viaggio di Francesco da vescovo di Roma fuori dalla sua diocesi. “Sento che devo fare i viaggi, andare a visitare le Chiese, incoraggiare i semi di speranza che ci sono”, prosegue il Papa, che per le mete privilegia quei Paesi nei quali può “dare un piccolo aiuto, incoraggiare chi, nonostante le difficoltà e i conflitti, lavora per la pace e l’unità”. Ciò che Francesco cerca, a Roma come nel resto del mondo, è “il contatto con la gente”.
“Non riesco a muovermi – spiega nell’intervista – nelle macchine blindate o nella papamobile con i vetri antiproiettile chiusi. Comprendo benissimo le esigenze di sicurezza e sono grato a quanti, con dedizione e molta, davvero molta fatica durante i viaggi mi sono vicini e vigilano. Però un vescovo è un pastore, un padre, non ci possono essere troppe barriere tra lui e la gente. (…)
Forse sarò incosciente, non ho timori per la mia persona. Ma sono invece sempre preoccupato per l’incolumità di chi viaggia con me e soprattutto della gente che incontro nei vari Paesi. Quello che mi impensierisce sono i rischi concreti, le minacce per chi viene e partecipa a una celebrazione o a un incontro. C’è sempre il pericolo di un gesto inconsulto da parte di qualche pazzo. Ma c’è sempre il Signore”.

Il criterio nella scelta delle mete “è quello di Paesi in difficoltà, non considerati”, come pure nei programmi s’impone la scelta di “vedere realtà dolorose cui bisogna dare risposta”, ha osservato alla presentazione monsignor Angelo Becciu, sostituto per gli affari generali della Segreteria di Stato vaticana, ricordando che il primo viaggio di Bergoglio doveva essere al santuario della Madonna di Bonaria, in Sardegna, la “Buenos Aires che è qui da noi”, ma poi il dramma dei migranti lo portò a chiedere di organizzare il viaggio-lampo a Lampedusa. “La persona di Papa Francesco non è soltanto rispettata, ma amata in Russia”, ha ricordato da parte sua Alexander Avdeev, ambasciatore russo presso la Santa Sede, ricordando le sue parole contro la corruzione, come pure l’impegno per il dialogo. “Negli ultimi anni i rapporti tra la Santa Sede e la Russia, la Santa Sede e il Patriarcato di Mosca sono cambiati molto. Adesso abbiamo un intenso dialogo tra i due Stati e tra le due Chiese”, ha evidenziato l’ambasciatore, definendo l’incontro a Cuba tra Francesco e Kirill “un evento di primaria importanza mondiale”.  Esempio di questo dialogo, ha aggiunto, è pure la mostra dei tesori artistici dei Musei Vaticani che ora si svolge a Mosca, mentre “l’anno prossimo una mostra dai musei russi sarà allestita in Vaticano”.