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Monsignor Galantino: “di economia si vive ma si può anche morire”

Galantino“Di economia si vive ma si può anche morire soprattutto quando l’economia calpesta la dignità dell’uomo. E nonostante molti pregevoli impegni anche nel nostro Paese, il lavoro dignitoso è ancora troppo poco”.
Lo ha detto il segretario della Cei, monsignor Nunzio Galantino, intervenuto il 21 gennaio all’Istituto Serafico per l’inaugurazione del nuovo ciclo di studi della Scuola socio-politica “Giuseppe Toniolo” di Assisi che quest’anno si caratterizza per una nuova proposta dal titolo “Le giornate del nuovo umanesimo” in collaborazione con Ucid e Fondazione nazionale di studi Tonioliani. “Se gli imprenditori ma anche la Chiesa continueranno a presentarsi con il cappello in mano – ha sottolineato Galantino – non andremo da nessuna parte; la sussidiarietà è altro dal cappello in mano”. “L’economia ha poi bisogno dell’etica – ha aggiunto – nel senso che l’etica non delega a pochi ma attua la solidarietà che poi globalizza. Tutti siamo responsabili di tutti, non esiste un’economia neutra”. C’è poi la “necessità in campo etico di tener conto delle esigenze e delle ragioni dell’economia; più l’impresa vive in modo eticamente responsabile, più si genera valore economico.
È assodato che ogni crisi è sempre il frutto di un non corretto comportamento imprenditoriale, anzitutto in termini economici”.
Mons. Galantino ha poi parlato del “patto tra imprenditori e lavoratori. Tutti si devono sentire coinvolti e hanno il diritto di partecipare al processo economico dell’impresa e al processo decisionale. In realtà questo aspetto è molto limitato anche perché manca una disciplina legislativa in materia”. I nostri parlamentari, ha sollecitato, “si muovano in tal senso. L’impresa è una comunità di lavoro. Negando o limitando l’iniziativa economica c’è un livellamento verso il basso invece dobbiamo valorizzare i nostri talenti e dare spazio alla creatività”.

La presidente della scuola diocesana di Assisi, Francesca Di Maolo, ha ricordato che “la politica perde la sua essenza quando non si occupa più del bene comune, quando non si riconosce a tutti lo sviluppo integrale o l’accesso al lavoro”. Anche il vescovo di Assisi–Nocera Umbra–Gualdo Tadino, monsignor Domenico Sorrentino, nel suo saluto, ha messo in evidenza il percorso che la diocesi sta portando avanti per una chiesa attenta al bene comune. Il presidente della Fondazione di studi Tonioliani Romano Molesti ha sottolineato l’importanza di fare sinergia per proporre alla fine soluzioni concrete: “È ora di finirla con convegni che servono solo a mettere in luce bravi relatori; servono mozioni e propositi utili alla società soprattutto perché abbiamo il dovere di pensare al futuro, ai nostri giovani. Se non facciamo questo ci ritroveremo con un laicismo imperante”.