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Cardinale Ravasi: l’arte destinata al culto ha bisogno di “un nuovo linguaggio pur nel rispetto dei canoni liturgici”

RavasiL’arte destinata ai luoghi di culto ha bisogno di dialogare con il mutamento di linguaggio ma deve rispettare i canoni della liturgia. Ci vuole coraggio ma anche rispetto delle regole”. Per “ricostruire il dialogo tra arte e fede, artisti e liturgia, occorre partire dalla formazione degli stessi artisti ma anche del clero, committente di opere d’arte destinate ai luoghi di culto”. Questa, in estrema sintesi, la convinzione del cardinale Gianfranco Ravasi, presidente del Pontificio Consiglio della cultura (Pcc) che oggi ha ospitato l’incontro di presentazione del progetto di ricerca “Educarsi alla Bellezza. Indagine sulla formazione del clero e degli artisti in vista della committenza di opere d’arte per il culto cristiano”, realizzato dal Dipartimento “Arte e fede” del Dicastero vaticano e dall’Ufficio nazionale per i beni culturali ecclesiastici e l’edilizia di culto della Conferenza episcopale italiana. Alla base della scarsa qualità della committenza, ha spiegato il cardinale, esiste “una grande questione di tipo economico-finanziario: stabilire una committenza alta e signifcativa comporta anche questo aspetto che non si può ignorare, ma la formazione è importante. L’arte contemporanea ha una nuova grammatica, la formazione precedente era su grammatiche tradizionali: il rischio è produrre opere artigianali non significative”. Per Ravasi hanno bisogno di formazione anche gli artisti, “a volte troppo autoreferenziali” e impegnati in “ricerche esoteriche”, ma occorre inoltre formare “la sensibilità della comunità cristiana”. Per questo, la collaborazione già avviata e in corso con la Cei, per ora nell’ambito dello sport, “vuole vivere da oggi una nuova dimensione perché educarsi alla bellezza è una delle categorie fondamentali dell’impegno della cultura anche dal punto di vista pratico”. In questa direzione vanno due incontri già avuti dal porporato con una struttura diocesana spagnola e con rappresentanti della Conferenza episcopale tedesca. “Il nostro compito principale – ha concluso – sarà tentare di stabilire ponti con altre Conferenze episcopali interessate a questo tipo di attività”.