RipaTratto dal nuovo sito della Parrocchia di Ripatransone www.duomoripa.it

RIPATRANSONE – «Il primo giorno della settimana ci eravamo riuniti a spezzare il pane e Paolo, che doveva partire il giorno dopo, conversava con loro e prolungò il discorso fino a mezzanotte. C’era un buon numero di lampade nella stanza al piano superiore, dove eravamo riuniti»  (At 20, 7-8).

Mi è venuto in mente questo brano, tratto dal libro degli Atti degli Apostoli, mentre raccontavo a don Domenico, il nostro parroco emerito, la messa di Sant’Antonio, celebrata in una sala parrocchiale, a causa dell’abbondante nevicata, e alla luce delle candele, a causa di un guasto alla rete elettrica della zona.

Quello che avevo soltanto letto o sentito raccontare, si è trasformato in un’esperienza di vita. Non è successo per gioco o per il gusto di tornare all’antichità, ma per necessità.

La festa di Sant’Antonio abate è molto sentita in città e, non volendo rassegnarmi all’idea di non celebrarla, ho acceso un po’ di candele e mi sono messo ad aspettare quelli che il Signore avrebbe chiamato a partecipare, come ogni giorno, alla messa feriale.

Ed ecco che dalla porta entrano due confratelli della Confraternita dei sacconi, che riconosco a fatica alla luce di una grossa candela appoggiata vicino all’ingresso. Portano il pane di Sant’Antonio da benedire e distribuire al termine della messa.

«Bene», mi dico, «saremo almeno in tre stasera!».
Poi arriva una signora e i tre cominciano a imbustare il pane.

Nel frattempo giungono a piedi altre persone, che portano torce e lampade a batteria per contribuire all’illuminazione della stanza.

Alcuni ragazzi sistemano le candele di cera assicurandole a un supporto di fortuna.

Così, il canto d’ingresso ci vede lietamente raccolti attorno alla mensa. L’atmosfera mi fa pensare alle prime comunità cristiane. Come loro, anche noi ci mettiamo in ascolto della Parola che Dio ci rivolge; poi presentiamo a Dio le nostre preghiere e gli affidiamo tutte le persone che ci hanno chiesto una preghiera e quelle che non hanno potuto essere con noi a celebrare l’Eucaristia. Infine, ognuno può aggiungere liberamente la sua intenzione di preghiera. Il nostro pensiero va agli abitanti e ai sacerdoti delle vicine zone terremotate, messe a dura prova dal freddo e dal gelo di questi giorni.

All’offertorio finisce il black out e si riaccendono le luci. Il ritorno della corrente elettrica è indubbiamente una gradita sorpresa, ma la celebrazione eucaristica continua nel raccoglimento e nella preghiera, consapevoli che il Signore è sempre con noi!

don Gian Luca

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