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Sant’Egidio, a tu per tu con Gianfranco Amato, segretario del “Popolo della Famiglia”

gianfranco amato ancarano

di Sara De Simplicio

SANT’EGIDIO ALLA VIBRATA – Teoria Gender, unioni civili, Family Day. Quando si nominano questi concetti in Italia è difficile non pensare e non accostarli alla persona di Gianfranco Amato, avvocato e presidente dei Giuristi Per La Vita, nonché segretario del nuovo movimento politico “Popolo della Famiglia”. Un temerario, un combattente, uno che non ha paura di andare controcorrente se “la corrente” non va verso Dio. Questo potrebbe essere un riassunto, seppur non esaustivo, di ciò che oggi è e rappresenta Gianfranco Amato, sostenitore e “feroce” difensore dei diritti della famiglia naturale e dei bambini, soprattutto di quest’ultimi vista l’esposizione incontrollata e psicologicamente deviante a cui ultimamente vengono sottoposti, quella ai dettami della teoria gender. A Sant’Egidio alla Vibrata, si è tenuta una sua conferenza (in collaborazione con il cantautore Giuseppe Povia) dal titolo “La sfida dell’ideologia gender alla famiglia e la dittatura del pensiero unico”.

Potremmo sintetizzare il suo pensiero affermando che lei desidererebbe per l’Italia una rivoluzione culturale all’inverso visto che quello che prima era scontato oggi non lo è più. Intanto, però, ci racconti com’ è cambiata la sua vita negli ultimi 3 anni.
Si, è vero, la mia vita è cambiata da 3 anni, con il mio impegno nell’opposizione al DDL Scalfarotto sull’omofobia, da quando cioè abbiamo cominciato a capire che c’era in gioco la libertà d’opinione e soprattutto la libertà religiosa. Quel disegno di legge, che poi fortunatamente è stato bloccato dal Senato, avrebbe forse impedito ad esempio anche un evento come quello di stasera. O meglio, pur permettendolo, io avrei rischiato sei anni di reclusione come presidente di un’associazione ritenuta sicuramente omofoba, gli organizzatori quattro anni e i partecipanti un anno e sei mesi. Potremmo dire, quindi, che è nato tutto così anche se, in realtà, la cosa è un po’ più complessa nel senso che nel gennaio 2014 io ho ricevuto quella che io definisco una “chiamata” spirituale nettissima, molto forte, a cui io ho deciso di aderire. Da lì è iniziata una sorta di “missione”, è cominciato un coinvolgimento che poi ha portato alle battaglie intraprese finora. Una chiamata a dir poco provvidenziale visto che allora nessuno poteva immaginare ciò che sarebbe successo poi con la teoria del gender, con l’indottrinamento nelle scuole … che sarebbe arrivata una rivoluzione antropologica messa in atto anche attraverso disegni di legge che parlano paradossalmente di legalizzazione dell’incesto, di matrimoni multipli.

Lei, personalmente, come si spiega questo processo?
I latini dicevano “motus in fine velocior”. Quando si arriva verso la fine tutto si accelera incredibilmente.  Davvero, senza fare i millenaristi, sembra proprio che siamo nella fase finale dello scontro. A tal proposito, mi tornano sempre in mente le parole di Carlo Caffarra, l’arcivescovo emerito di Bologna, che in una recente intervista rilasciata a “La Nuova Bussola Quotidiana” ha raccontato che, agli inizi degli anni ’80, in occasione della fondazione del Pontificio Istituto Giovanni Paolo II per studi su matrimonio e famiglia, scrisse una lettera a Suor Lucia, la veggente di Fatima, chiedendole preghiere per questa nuova opera, senza ovviamente pretendere che lei rispondesse. Stranamente e inaspettatamente, però, una risposta da suor Lucia arrivò: la veggente scrisse che ci sarebbe stato un tempo di lotta finale tra Dio e Satana e che questa lotta si sarebbe svolta sul piano della famiglia e del matrimonio, aggiungendo anche che tutti coloro che avrebbero lottato per difenderli sarebbero stati perseguitati ma non avrebbero comunque dovuto temere perché “la Madonna ha già schiacciato la testa al serpente infernale”.  Beh, sembra proprio che quel momento sia davvero arrivato: solo così possiamo giustificare “l’accelerazione” di questo nostro tempo.

Scendere in campo per lei oggi significa necessariamente mirare al parlamento?
Questo è un punto delicato che interpella tutti i cristiani e che tra l’altro ci fa capire perché il magistero della Chiesa ritiene che la politica sia la forma più alta di carità. Oggi, sostanzialmente, il parlamento è diventato il luogo nel quale si decide la visione antropologica dell’uomo, ovvero come un uomo nasce (fecondazione artificiale), come muore (eutanasia), chi è (uomo o donna) e che cos’è la famiglia.

Per questo motivo, uno che ha fede non può non avvertire l’esigenza di portare la luce della fede in quel luogo lì perché chi non lo fa ne risponderà al Padre eterno, come spiega la parabola dei talenti: il buon Dio, infatti, a ciascuno di noi chiederà un giorno “tu dov’eri in quel momento?”. Non credete, poi, che la politica sia una cosa sporca: non è sempre così, lo dice anche Papa Francesco nell’Evangeli Gaudium. Ed oggi più che mai  diventa urgente difendere l’uomo proprio lì dove si sta tentando di distruggerlo.

Dopo il referendum e il risultato del No cosa si auspica il Popolo della Famiglia?
So che una parte di chi ha votato no era lo stesso popolo che al Circo Massimo aveva i cartelloni con scritto “Renzi ci ricorderemo”. E così è stato fatto. Il popolo si è ricordato di Renzi. Intanto, la cosa positiva è che abbiamo scongiurato il pericolo di una deriva totalitaria che avrebbe potuto completare questa rivoluzione antropologica. Immaginiamo cosa sarebbe successo se, dopo questa riforma, avesse vinto il Movimento Cinque Stelle: è inquietante l’idea di un potere assoluto nelle mani del capo di un partito (ciò che si sarebbe delineato vista la struttura e i rischi della riforma)! E, soprattutto per quei temi che interessano a noi, sarebbe stato davvero un problema…si sarebbe discusso di incesto, del matrimonio interspecista … il delirio, insomma. Quindi, per ora abbiamo scongiurato questo pericolo ma bisogna esser pronti per le nuove elezioni perché bisogna andare in parlamento a fermare questa follia.

Infine, un’ultima domanda: come si immagina lei il Paradiso?
Il Paradiso è inimmaginabile. Noi siamo talmente piccoli che l’unica cosa che posso pensare è quella di avere una vicinanza eterna con Lui. Il Paradiso non può che essere la quinta essenza dell’amore. Direi, quindi, che per me e per la mia esperienza è andare ad incontrare mio Padre. E’ una cosa che solo nel dire mi commuove perché io sento Dio veramente come un Padre che mi assiste quotidianamente: io, infatti, vivo da tre anni l’esperienza quotidiana del miracolo, convivo con essa, vivo della grazia per questo abbandono totale. Perché se uno si abbandona totalmente (e intendo al 100% perché il 99,9 % è tantissimo ma non basta), oltre ogni incoscienza, vedrai accadere nelle tua vita delle grazie incredibili. Quindi per me che ho già la certezza matematica, fisica e scientifica che Dio esiste, il paradiso è poterlo incontrare personalmente. Io voglio andare a vedere in faccia Colui che già mi assiste, mi aiuta, mi guida, mi illumina.. oggi so che c’è e me lo dimostra ma non posso vederlo. Il Paradiso è la gioia sublime perché vado ad rincontrare mio Padre: è come uno che sa che ha un padre, lo desidera tutta la vita e poi lo rincontra. L’incontro per eccellenza: questo, dunque, è per me il paradiso.