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Vescovo Bresciani: “Il cristiano è un ottimista, non un illuso”

Natale Ripatransone05DIOCESI -“Siamo alla fine di un altro anno che la grazia del Signore ci ha concesso e sentiamo il bisogno di dire semplicemente ‘grazie’ a Lui e a tutti coloro che ci hanno permesso di trascorrerlo nella pace”.
Lo ha affermato sabato 31 dicembre, il Vescovo di San Benedetto del Tronto – Ripatransone – Montalto, Mons. Carlo Bresciani, presiedendo, nella chiesa di San Benedetto Martire, i Primi Vespri della Solennità di Maria Santissima Madre di Dio con il tradizionale “Te Deum” di fine anno.

“Guardando all’anno che ormai ci sta alle spalle, lo vediamo segnato da tanti momenti belli che abbiamo potuto vivere come Chiesa: ricordo solo l’anno giubilare della Misericordia che papa Francesco ci ha donato – ha affermato il Vescovo Carlo – e il 30° anniversario della nostra diocesi che abbiamo potuto celebrare con grande beneficio. Il terremoto ci ha costretto a chiudere l’anno con apprensione e qualche disagio, anche per la chiusura di molte delle nostre chiese. Molti, ospiti sulla nostra costa, vivono la nostalgia delle loro case. Ma tutto è grazia per chi sa cogliere ciò che di bene può venire anche da situazioni negative. In Dio possiamo trarre il bene anche dal male, come  Gesù ha fatto con la sua croce. In fondo, è questa la dinamica cristiana, quella che Gesù ci ha insegnato e quella che ci sorregge in ogni situazione buona o cattiva che sia.
Per questo noi guardiamo avanti con fiducia e grande speranza, senza essere degli illusi: non ci aspettiamo il Paradiso in terra, non è possibile. Non siamo lamentosi per il tempo particolare che ci è dato da vivere, quasi che sia il peggiore che mai ci sia stato. Non siamo apocalittici, pur vedendo le difficoltà che dobbiamo affrontare. Sappiamo che il tempo che ci è dato è segnato dalla presenza di Dio e che le sorti di ciascuno di noi sono nelle sue mani di Padre. È Lui che guida la storia e che alla fine la giudicherà, non con il criterio dei bilanci economici o dei successi scientifici, ma con quello dell’amore che abbiamo saputo donare, anche nelle difficoltà.

Quello che a noi è chiesto, per il bene nostro e di tutti, è di inserire in questa storia segni di bontà, spargendoli a piene mani soprattutto là dove essa manca, senza lasciarci trascinare nel gorgo dell’imbarbarimento del linguaggio e dei costumi che qualcuno vorrebbe spingerci ad adottare. La violenza verbale, che impedisce un sereno confronto tra idee diverse della società e della vita civile, è prodromo alla violenza, anche fisica, nelle relazioni, nelle quali poi non si è più capaci di un reciproco riconoscimento nella comune appartenenza sociale.

La pretesa di affermare se stessi, la propria fede politica o religiosa, distruggendo l’altro, nega ciò che è fondamentale per tutti: la comune appartenenza alla specie umana, prima ancora che a questa o a quella religione o a questo o a quella nazione o partito. Solo l’accecamento che viene da questa dimenticanza porta all’irrazionalità della violenza cieca di cui stiamo facendo esperienza e che rischia di uccidere in noi il senso di umanità, prima ancora di abbattersi su vittime innocenti. Alla violenza verbale noi dobbiamo rispondere con la forza della ragione e non con altra violenza che dilata solo gli spazi dell’inimicizia e della cieca contrapposizione.

Il tempo che Dio ci dona deve servirci a spegnere la violenza che è la vera minaccia della società, infinitamente più delle crisi economiche che pure provocano sofferenza in molti. E la violenza nasce prima nel cuore che nella lingua o nelle armi. Finché il cuore non è risanato, e lo può essere solo con la bontà, è illusione pensare di costruire una società di convivenza pacifica. La violenza, verbale o fisica, provoca solo divisione, solo la bontà e il riconoscimento reciproco uniscono.

La nostra convivenza civile, sia nazionale che internazionale, ha bisogno di questo, se non vuole imbarbarirsi sempre più: ha bisogno di persone che siano costruttori di unità al di là delle contrapposizioni, di persone che credono nell’umanità e siano capaci di spendersi con generosità nel costruire ponti e spianare vallate, invece che scavare fossati e costruire muri invalicabili.

Il cristiano è un ottimista, non un illuso: ottimista perché, sapendo di non poter contare su nessuna forma di violenza, usa il tempo che Dio gli dona per seminare bontà e amore. Solo da qui può venire speranza vera per il futuro che ci attende. Il cristiano non si ferma a constatare ciò che manca, e sarebbe bene ci fosse, non si lascia avviluppare negli sterili lamenti, ma si pone dalla parte di Dio e, come Gesù, entra nel mondo e incomincia con pazienza a risanare le ferite che ci sono. Questa pazienza io ho ammirato in molti nell’anno che stiamo chiudendo e di questo rendo grazie a Dio questa sera. Si tratta di operai silenziosi, che non assurgono mai (o solo rarissimamente) alle cronache dei giornali, ma sono linfa vitale della società e della Chiesa.

Rendo questa sera grazie al Signore in modo particolare per i tanti volontari delle caritas diocesane e parrocchiali e per i volontari di tante altre organizzazioni benefiche che donano generosamente tempo e fatica per costruire ponti verso chi è nel bisogno: essi sono i veri costruttori di una società diversa, più capace di sentimenti di umanità e di solidarietà. Essi operano per una società inclusiva e sono vero baluardo ad ogni forma di violenza; danno corpo alla speranza di un’umanità in difficoltà e bisognosa di aiuto. Essi sono segno di quella speranza che Gesù è venuto a portare nel mondo, sono suoi efficaci collaboratori. Trasformano il tempo e le loro fatiche in tante piccole gocce d’oro, balsamo che risana cuori feriti da insulsaggini ed emarginazioni sociali.

Ringraziamo Dio per il bene che ci ha concesso di compiere nell’anno che si chiude, chiediamogli perdono per quello che non abbiamo voluto o saputo compiere e rinnoviamo la nostra speranza in Lui: Egli continuerà ad accompagnarci così che il tempo che ci dona  non sia sprecato, ma diventi fecondo di buone relazioni sia nella Chiesa come nel mondo.

Buon anno cari fedeli. Ponete sempre la vostra speranza nel Signore ed Egli sarà il vostro aiuto e la vostra forza”.