Riportiamo di seguito l’omelia di monsignor Carlo Bresciani, vescovo di San Benedetto – Ripatransone – Montalto, pronunciata durante la messa di Natale nella concattedrale di Ripatransone.

Un Natale fuori dall’ordinario quest’anno: non possiamo celebrarlo nella nostra Cattedrale della Madonna della Marina, a causa del terremoto che ha devastato i nostri territori e della confusione che ne è seguita, per cui la riapertura delle nostre chiese si sta prolungando mettendo a dura prova le comunità che si trovano senza un luogo decente in cui poter celebrare l’odierna solennità tanto cara a tutti noi.

Anche noi, come Gesù, ci troviamo fuori dalla nostra cattedrale, casa della nostra comunità diocesana, anche se siamo alloggiati un po’ meglio di Lui che dovette accontentarsi di una grotta, di un bue e di un asino. Ma sappiamo che molti nostri fratelli si trovano senza casa e forzatamente lontano dai loro paesi di origine.
A loro va il nostro pensiero e augurio e con loro auspichiamo che le competenti autorità trovino celermente il modo perché possano tornare presto ai loro luoghi natii.

Gesù, il Figlio eterno di Dio Padre, nasce in condizioni veramente umili, lontano dalla propria casa, rifugiato alla meglio in un ricovero notturno per animali. Mi domando: Dio non vorrà forse dirci qualcosa di importante proprio attraverso le condizioni della sua nascita? Io non credo che queste siano casuali, perché per Dio nulla è casuale. Egli parla attraverso le parole, ma anche, e soprattutto, attraversi i fatti della vita di suo figlio Gesù.

Chi vuol trovare l’atteso Messia, incontrare il salvatore delle genti, il Figlio stesso di Dio, non deve cercare, come pensavano i Magi, nei palazzi dei re, negli sfarzi dell’opulenza o nelle manifestazioni di potenza. Certo Dio avrebbe potuto scegliere anche questo contesto per la sua nascita. Invece, nulla di tutto questo in quella misera e fredda grotta fuori dall’abitato. Perché tutto questo? Perché la grandezza del figlio di Dio fatto uomo, e Dio lui stesso, in una misera grotta?

La grandezza e la dignità dell’uomo, di ogni uomo, non sta nei palazzi che egli abita, negli sfarzi dell’opulenza, nelle manifestazioni di potenza o nel successo umano, cose che molto spesso sono frutto di ingiustizie o di malaffare, ma nel fatto che ogni essere umano è figlio di Dio e, quindi, dobbiamo imparare a scoprire e vedere Dio nell’uomo, anche nel più umile, non nelle condizioni, più o meno fortunate, della sua vita. Dio non si ferma alle apparenze, che possono sempre nascondere la verità, ci invita ad andare oltre, Egli va all’essenziale e vuole che anche noi lo facciamo se vogliamo scoprire ciò che veramente vale nella vita. Le apparenze ci portano a dimenticare la persona, che è molto di più delle sue apparenze, queste ci portano a giudicarla in modo errato, a respingerla fuori dall’abitato, come è avvenuto per Maria e per quel bambino che ella aspettava. Ma chi ha fatto così, ha respinto nientemeno che il Figlio di Dio, il Messia che pure dicevano di aspettare. Lo cercavano sì, ma non nella logica di Dio.

Tutto ciò pone a ciascuno di noi una domanda: dove cerchiamo noi Dio? In qualche modo tutti cerchiamo qualcuno o qualcosa che ci salvi. Alcuni pensano che sia il denaro, altri la ricchezza, altri il potere, altri il successo, altri la carriera: di fatto rendono dio il denaro, la ricchezza, il potere, il successo: si aspettano che da lì venga il tutto per la loro vita, nientemeno che la loro salvezza, e invece sono tutto cose evanescenti.

Gesù nella povera grotta di Betlemme, appena nato e attraverso il contesto della sua nascita, dice al mondo che dobbiamo cercare altrove quel Dio che ci può dare la salvezza: Egli si rende presente a noi nell’essere umano, anche nel più povero, quello che non ha casa dove proteggere la sua condizione di debolezza. È qui che dobbiamo cercarlo, è nell’essere umano che dobbiamo accoglierlo e amarlo.

In quella grotta di Betlemme noi abbiamo la più alta esaltazione dell’essere umano che mai sia avvenuta sulla terra, perché in quel povero bambino si avvera la manifestazione più alta e insuperabile di Dio al mondo: Dio e uomo non sono più separabili se non a prezzo di perdere Dio e l’uomo simultaneamente. Là dove si perde Dio si perde anche la grandezza unica dell’essere umano, e viceversa, dove si perde la dignità dell’essere umano si perde anche Dio.

Ecco perché il mondo ha bisogno del Dio del Natale e non gli basta il progresso e lo sviluppo scientifico: l’essere umano, inebriato da questi progressi, può perdere la grande dignità e il valore unico di ogni essere umano, dimenticando colui che ha solo una grotta di fortuna in cui ripararsi e non è più utile alla logica di drammatico potere che di fatto si nasconde dietro un progresso così inteso.

Dio nasce al mondo nascondendosi tra gli ultimi in una sperduta grotta della campagna di Betlemme, dove solo i pastori restano la notte a vegliare, allo scoperto, il loro gregge. È qui che anche noi dobbiamo cercarlo, non per escludere qualcuno, ma perché possiamo incontralo solo in quella umanità che tutti ci unisce, al di là delle condizioni che poi in qualche modo la vita ci riserva.

Carissimi fedeli di san Benedetto del Tronto-Ripatransone-Montalto auguro a tutti voi un felice e salutare incontro con il Signore Dio: egli viene incontro a noi in ogni uomo, perché, come afferma il Concilio Vaticano II: “con l’incarnazione il Figlio di Dio si è unito in certo modo ad ogni uomo” (Gs 22).

Buon Natale a tutti voi e a tutte le vostre famiglie. Buon Natale anche ai nostri fratelli terremotati e a tutti coloro che in qualche modo sono ospiti sul nostro territorio.

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