di Sara De Simplicio

SAN BENEDETTO DEL TRONTO – Nella mattinata di martedì scorso, 13 dicembre, nella parrocchia di Sant’Antonio di Padova c’è stata una particolare celebrazione eucaristica, presieduta dal Vescovo Carlo Bresciani e dedicata agli alunni del Liceo Classico “G. Leopardi” di San Benedetto del Tronto.

Una chiesa quasi gremita e un silenzio attento hanno fatto da sottofondo alla Santa Messa celebrata in latino e greco, lingue alle quali gli “speciali” uditori hanno dimostrato di essere particolarmente avvezzi.

Il Vescovo Bresciani, durante l’omelia, ha salutato e ringraziato i ragazzi per la presenza a questo particolare avvenimento e ha poi rivolto loro parole di profonda riflessione, partendo dall’esempio della parabola del fariseo e del pubblicano.

“Gesù ci dice che ci sono due che vanno al tempio, un pubblicano e un fariseo. Possiamo immedesimarci anche noi in questa situazione: loro sono due persone molto diverse come siamo diversi noi. La prima cosa da evidenziare è che da Dio si può andare tutti, nessuno escluso. Dio infatti aspetta tutti…il fariseo,il pubblicano, tutti noi. E lo fa perchè quando si ama una persona la si aspetta. Ma qual è la grande differenza tra i due? La risposta è che la differenza sta nel loro atteggiamento interiore, cioè il modo con cui noi andiamo ad incontrare Dio. Il fariseo è convinto e dice di essere giusto, poiché non ruba, non compie adulterio, digiuna ecc…e per vantarsi si mette anche al primo posto. Ma quando uno si vanta vuol dire che non ama: infatti il fariseo pensa solo a se stesso senza accorgersi di quello che Dio gli dà ogni giorno. Potrebbe essere definito come un campione di superbia, che in realtà poi significa essere un campione anche di solitudine, perché la superbia porta al disprezzo e quindi alla solitudine. Dio dice che quest’uomo, dopo l’incontro, va via con un peccato in più. Invece il pubblicano, che è quello bollato, schernito, il peccatore per eccellenza, ha un atteggiamento del tutto diverso. Innanzitutto la sua presenza davanti a Gesù ci fa capire che anche il peccatore può andare da Dio e che quindi la chiesa è aperta a tutti, non solo ai giusti ma soprattutto a quelli che pensano “Dio abbi pietà di me”: sono questi quelli che Dio aspetta a braccia aperte. L’atteggiamento del pubblicano non è quello di un superbo ma di chi invece sa di aver sbagliato e cerca di non sbagliare mettendoci l’impegno. Pur essendo un peccatore il pubblicano ha perlomeno il dono dell’umiltà e cerca di camminare con consapevolezza chiedendo il perdono di Dio. Il pubblicano, poi, non disprezza nessuno perché si sente l’ultimo al contrario invece del fariseo che disprezza, spacca, rompe, esclude. Proprio per questo noi dovremmo combattere ogni giorno contro la nostra superbia, contro il nostro egoismo, che sono poi la radice delle fratture, del bullismo e di tante altre cose. Nel Vangelo si dice infatti che chi si esalta sarà umiliato ma non perché Dio punisce ma perché noi, con i nostri peccati, finiamo per punirci da soli, per rimanere soli, lontani e in scontro con tutti. Chi invece conosce e riconosce se stesso sa di aver bisogno degli altri e di Dio. Dio infatti aiuta il pubblicano e non il fariseo che crede di non aver bisogno di aiuto. Ecco, questo è quello che Dio vorrebbe fare con ciascuno di noi: aiutarci. E noi? Da che parte vogliamo metterci? Dalla parte del fariseo o del pubblicano? Con quale atteggiamento ci accostiamo al Signore e a questo Natale? Diciamo o pensiamo mai di non aver bisogno di Lui? Dovremmo, invece, riconoscere che Lui, in questo Natale, viene sulla terra per noi…perché nonostante le nostre difficoltà, le nostre fatiche, le nostre lotte, i nostri difetti Dio è pronto a capirci. Come dice San Paolo, la cosa importante è che dopo la battaglia riusciamo a conservare la fede. E chi è che ha più fede in questa parabola? Il pubblicano, senza dubbio. Il fariseo, infatti, ha fede solo in se stesso mentre il pubblicano, nella sua povertà, sa che solo il Signore può salvarlo. Quindi, per concludere, cosa vuol dirci Dio con questa parabola? Vuole dirci che vuole bene a tutti, anche al più birichino di voi. Per questo, ciascuno di voi cerchi di rispondere davanti a Dio ad una domanda perché è davanti a Lui che si decide la nostra vita. Pensiamo di poter fare da soli o pensiamo di aver bisogno di Lui? Ecco la riflessione con la quale affrontare questo Natale.”

Al termine della celebrazione poi anche la Preside del Liceo Classico, la prof.ssa Silvia Fazzini, ha rivolto un saluto e un ringraziamento al Vescovo e a tutti i partecipanti: “Un grazie speciale va al nostro Vescovo per aver permesso anche quest’anno questa celebrazione e per averci regalato parole semplici ma efficaci che ci rimandano ad una riflessione profonda, e al parroco per averci ospitato in questa chiesa. Il mio augurio per questo Natale vuol essere un impegno personale e una risposta positiva alla domanda che il Vescovo ci ha posto alla fine della sua omelia. Ringrazio, poi, il coro che ha dimostrato delle qualità eccellenti sotto la direzione estremamente impegnata del prof. Sciocchetti: sia questo un esempio del valore di tutti i ragazzi e di tutta la scuola.”

 

 

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