DonDi Luca Rolandi

A Roma si è celebrata l’Assemblea della Fisc. E come ha sottolineato il suo presidente uscente, Francesco Zanotti, è importante ricordare coloro che, cinquant’anni fa, ebbero un grande coraggio, nel tempo del post-concilio assumendosi la responsabilità di far nascere una federazione dei giornali settimanali delle chiese locali che potesse fare crescere le comunicazioni sociali partendo dal territorio, oggi diremmo dalle periferie. Uno di questi padri fondatori è stato don Franco Peradotto al quale gli allievi e gli amici torinesi della redazione de “La Voce del Popolo” oggi “La Voce e il Tempo” hanno dedicato un bel volume “Voci della Voce. Caro don Franco. Scritti in ricordo di mons. Peradotto”, edizioni Mille, Torino.
Il saggio verrà presentato a Torino, il 5 dicembre al Circolo della Stampa, unendo tutte quelle famiglie di giornalisti che hanno apprezzato, collaborato e lavorato a fianco di don Franco, scomparso il 1 novembre 2010.
Il libro è introdotto dal saluto dell’arcivescovo di Torino monsignor Cesare Nosiglia e dagli interventi di Chiara Genisio, vice presidente Fisc e don Livio Demarie, direttore della comunicazioni sociali della Diocesi di Torino. Nel volume nato per onorare la memoria dello storico direttore del settimanale cattolico della diocesi di Torino e vicario generale della Chiesa di San Massimo al servizio di arcivescovi e cardinali e soprattutto di tutti i fedeli, soprattutto i più deboli e dimenticati, 35 giornalisti hanno redatto un loro contributo (già pubblicato su “La Voce del Popolo” tra il 2014 e il 2015), nel quale il racconto diventa, espressione di vita, memento di un tempo fecondo. Tutti per le varie epoche prese in esame, dagli anni Sessanta agli anni Duemila indicano, come quel giornale, sia stato per loro e molti dei loro colleghi, non solo la palestra per la professione, ma soprattutto una scuola di vita e di fede. Oggi molti degli scrittori sono o sono stati redattori e responsabili di grandi giornali quotidiani non solo torinesi.

Tutti hanno una parola di riconoscenza per don Franco, per il suo saper ascoltare e guidare.

Don Peradotto è stato prete ascetico, ma con i piedi per terra. Capace di cogliere ogni piccola occasione per amare e far sentire amati tutti coloro che incontrava. Con una preferenza per i più dubbiosi, o in crisi, e per coloro che avevano opinioni ecclesiali o politiche diverse dalle sue. Un maestro di vita, fatta – verrebbe da dire ricamata – di amicizia e chiarezza. In una parola, un “creatore di ponti”. Perché

più che la comunicazione, a lui interessava essere comunicatore. Di informazioni, certo, ma anche e soprattutto di valori, di dialogo, di spiritualità.
Il suo allievo Marco Bonatti, per molti anni al suo fianco e poi successore alla direzione del settimanale diocesano per quasi vent’anni, impreziosisce il volume con un contributo, intenso e carico di ricordi e di spunti. Scrive Bonatti: “…la sua capacità di collegare, di far emergere i nessi tra un fatto e le storie che ci stanno dietro, quel che ancora oggi (e manca sempre di più…) don Peradotto ha lasciato a chi è venuto dopo di lui. Alla Voce ma non solo (si pensi al suo lavoro a Il Nostro Tempo con l’altro grande direttore mons. Carlo Chiavazza), per decenni la frequentazione assidua delle tipografie e delle redazioni ha consentito a don Franco di essere presente come prete e come collega, nella vita del giornalismo torinese, mantenendo anche contatti nazionali con la Fisc e gli organismi ecclesiali della comunicazione”.
Per tutto questo il ricordo di don Franco resta scolpito nel cuore di tanti giornalisti.

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