DIOCESI – Domenica 13 novembre si è tenuta in diocesi la solenne celebrazione conclusiva del Giubileo straordinario della Misericordia nelle Chiese particolari.
L’Eucaristia è stata celebrata a San Benedetto del Tronto presso Piazza Nardone in quanto la Cattedrale è chiusa a motivo del recente sisma.

Il Vescovo Carlo Bresciani durante l’omelia ha affermato: “Siamo giunti al termine di questo anno di grazia che papa Francesco ha voluto per tutta la Chiesa, concedendo per la prima volta nella storia una porta santa per ogni cattedrale della Chiesa nel mondo. Anche noi abbiamo aperto una porta santa, attraverso cui siamo passati chiedendo la misericordia di Dio per noi e impegnandoci a diventare sempre più misericordiosi come Lui lo è nei nostri confronti. È stato un anno di vera grazia per la nostra Chiesa diocesana, segnato oltre che dall’anno giubilare, dalla celebrazione del 30° anniversario della costituzione come ‘nuova’ diocesi sulle antiche e mai spente radici di Montalto e Ripatransone. Un anno ricco di pellegrinaggi a questa chiesa cattedrale insieme a un grande pellegrinaggio diocesano a Roma sulle tombe dei primi apostoli, Pietro e Paolo, per confermare la nostra comunione con gli apostoli e con il loro successore, papa Francesco.

Questo anno ci ha aiutato molto a riflettere sulla misericordia che ogni giorno riceviamo da Dio e sulle opere di misericordia corporale e spirituale che rendono ricca la vita e la nostra comunità. Abbiamo cercato di evitare la banalizzazione della misericordia, cosa che avviene quando la si trasforma in un rimedio che a buon mercato libera la coscienza dalle colpe, dal male e dagli sbagli compiuti, con la conseguenza che in questo caso non si riesce più a percepire la serietà del male che gli esseri umani sono in grado di fare agli altri e a se stessi con le loro decisioni, scelte ed azioni. Come se il Dio misericordioso si limitasse a dire a chi compie il male: non è poi così grave, tutto si aggiusta, non pensarci più. Non è questa la misericordia che la Chiesa è chiamata ad annunciare.
Rimangono attuali, a questo proposito, le considerazioni che D. Bonhoeffer ha proposto sulla grazia a buon mercato che, in nome della bontà di Dio che perdona, annulla l’esigenza di un impegno personale e il rilievo che ad esso spetta quando il credente partecipa alla lotta di Dio contro il male. “Grazia a buon prezzo, dice Bonhoeffer, è annuncio del perdono senza pentimento, è battesimo senza disciplina di comunità, è Santa cena senza confessione dei peccati, è assoluzione senza confessione personale. Grazia a buon prezzo è grazia senza che si segua Cristo, grazia senza croce, grazia senza il Cristo vivente, incarnato”.
Afferma W. Kasper nel suo libro Misericordia. Concetto fondamentale del Vangelo, libro teologico raccomandato da papa Francesco, che ha confessato di aver tratto molto beneficio e ispirazione dalla sua lettura: “La misericordia diventa una pseudo-misericordia, se in essa non è più percepibile nulla dello sgomento davanti al Dio santo, alla sua giustizia e al suo giudizio, se il sì non è più un sì e se il no non è più un no e se essa non supera, ma affossa l’esigenza della giustizia. Il vangelo insegna la giustificazione del peccatore, ma non del peccato, per cui dobbiamo amare il peccatore, ma odiare il peccato” (pp. 22-23). Sì dobbiamo amare il peccatore, ma non potremo mai condividere il suo peccato.
Noi in questo anno abbiamo cercato di vivere la misericordia in ascolto delle parole del papa e delle sue esortazioni a farci misericordiosi. Ci siamo interrogati come vivere le opere (non le parole) di misericordia di fronte alle tante necessità; non ci siamo limitati alle opere corporali, ma, da cristiani, abbiamo cercato di vivere anche le opere spirituali.
Ora l’anno si chiude. Chiuderemo la porta della misericordia alla fine di questa solenne celebrazione liturgica.
È lecito chiederci: che cosa ci resta di questo anno vissuto così intensamente? Significativamente e simbolicamente chiuderemo la porta della misericordia, ma apriremo, anzi spalancheremo, la porta principale della nostra cattedrale, non tanto per aiutare il deflusso dei fedeli, ma per indicare che da questa chiesa, dopo aver incontrato e celebrato la misericordia di Dio per ciascuno di noi, usciremo per portare nel mondo la misericordia, come segni noi stessi della misericordia con la quale Dio guarda a ciascuno dei suoi figli.
Usciremo più coscienti che, con la grazia di Dio, possiamo combattere il male che è innanzitutto dentro di noi; che dobbiamo imparare a guardarci reciprocamente e maggiormente con occhi di benevolenza, senza mormorazioni, pettegolezzi, maldicenze o critiche immotivate, superando rivalità, invidie, arrivismi e prepotenze che offendono la dignità nostra prima ancora di quella di coloro cui apportiamo ferite con il nostro agire o parlare fuori luogo. È impensabile combattere negli altri quello che prima non siamo stati capaci di vincere dentro di noi.
Usciremo da questo giubileo più coscienti di quanto grande sia l’amore di Dio, quello che Lui ci dona ogni giorno, quanto immensa sia la sua capacità di perdonarci e accoglierci con l’abbraccio che il padre misericordioso dà al figliol prodigo che è dentro ognuno di noi, quanto sia intenso il suo desiderio che ogni battezzato sia segno della sua paternità e non si comporti come il figlio maggiore della parabola che non è pronto ad accogliere il fratello che torna a casa o il fratello che è costretto a lasciare la propria patria in cerca di una nuova casa.
La porta santa si chiude simbolicamente. Ovviamente non verrà murata come le porte delle basiliche romane. Attraverso essa passeremo ancora venendo alla cattedrale per incontrare Gesù nostro Signore: sia questa porta santa richiamo perenne non soltanto dell’anno giubilare che abbiamo vissuto, ma soprattutto del nostro impegno, mai concluso, a “diventare misericordiosi come il Padre”. È questo il cammino della vita cristiana e questo ci dice Gesù ogni volta che lo incontriamo: andate e siate misericordiosi come il padre vostro che è nei cieli.
Questo dico anch’io a voi questa sera, mentre lo dico prima di tutti a me stesso: andate e siate misericordiosi come il Padre vostro che è nei cieli. Se così faremo, non avremo vissuto invano questo anno giubilare di grazia e saremo nel mondo autentici testimoni della presenza di Dio”.

Dopo la Comunione il Vescovo Bresciani ha chiuso la Porta Santa della Misericordia in diocesi.

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