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Una ferita aperta tra le più dolorose. Una moderna forma di schiavitù. Una violazione della dignità umana. Un crimine. Ancora una volta Papa Francesco condanna la tratta umana davanti alla quale – dice nell’udienza ai membri della Renate (Rete Religiosa Europea contro la Tratta e lo Sfruttamento) – si registra “una certa indifferenza e persino complicità, una tendenza da parte di molti a voltarsi dall’altra parte mentre potenti interessi economici e reti criminose sono all’opera”. Per questo esorta a “stabilire un migliore coordinamento di sforzi da parte dei governi, delle autorità giudiziarie, di quelle legislative e degli operatori sociali”.

I membri di Renate sono riuniti a Roma per la seconda assemblea europea e il Pontefice augura che “queste giornate di preghiera, riflessione e confronto siano fruttuose”, specie nel contesto del Giubileo che invita a portare “il balsamo” della Misericordia di Dio “alle tante ferite presenti nel nostro mondo”.

“Una delle più dolorose – afferma il Santo Padre – è la tratta di esseri umani, una moderna forma di schiavitù, che viola la dignità, dono di Dio, in tanti nostri fratelli e sorelle e costituisce un vero crimine contro l’umanità”. “Mentre molto è stato fatto per conoscere la gravità e l’estensione del fenomeno – osserva il Pontefice – molto di più resta da compiere per innalzare il livello di consapevolezza nell’opinione pubblica e per stabilire un migliore coordinamento di sforzi da parte dei governi, delle autorità giudiziarie, di quelle legislative e degli operatori sociali”.

Una delle sfide a tale lavoro di sensibilizzazione, educazione e coordinamento è quella di vincere il muro di indifferenza e omertà. Per questo il Papa apprezza e incoraggia l’impegno delle religiose e laiche della Renate che testimoniano il Vangelo attraverso il “recupero” e la “riabilitazione” delle vittime. Un contributo specifico “offerto da donne nell’accompagnare altre donne e bambini in un profondo e personale itinerario di guarigione e di reintegrazione”, dice il Papa.

E incoraggia a proseguire su questa strada “al fine di accrescere la coscienza sociale circa la dimensione di questa piaga, che colpisce specialmente le donne e i bambini”. “La vostra attività in questo ambito ci ricorda gli enormi e spesso silenziosi sforzi che sono stati fatti per molti anni da congregazioni religiose, specialmente femminili nel prendersi cura di coloro che sono stati feriti nella loro dignità e segnati dalle loro esperienze”, sottolinea Francesco.

Conclude assicurando, dunque, la propria fiducia nel fatto “che la vostra condivisione di esperienze, di conoscenze e di competenze contribuirà in questi giorni ad una più efficace testimonianza del Vangelo in una delle grandi ‘periferie’ della nostra società contemporanea”.

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