MartinezDi Francesco Rossi

Il Giubileo della misericordia non termina per il Rinnovamento nello Spirito Santo (Rns). Parola del presidente, Salvatore Martinez, che ha chiuso ieri (1° novembre) a Rimini la 40ª Conferenza nazionale animatori del Movimento. “Questo Giubileo – afferma – ci ha ulteriormente stimolato a essere avanguardia di misericordia nella nostra Chiesa e nel mondo. Per noi non finisce”.

Nei giorni scorsi papa Francesco era in Svezia per i 500 anni della Riforma protestante. Proprio il dialogo è una delle caratteristiche del Rinnovamento…

Uno dei carismi che ha maggiormente caratterizzato la vita del Rinnovamento è quello dell’ecumenismo spirituale. Ci sono tante forme di ecumenismo: noi da sempre abbiamo sottolineato quello della preghiera, della riconciliazione, della guarigione delle ferite. Il Rinnovamento ha una dimensione ecumenica imprescindibile, cara a papa Francesco, che ne ha fatto esperienza a Buenos Aires.

Parlando del Rinnovamento carismatico, nella conferenza stampa sul volo di ritorno dalla Svezia, Bergoglio ha ricordato la sua iniziale avversione, e di come abbia poi cambiato idea sperimentando “un processo di riconoscimento del buono che il Rinnovamento ha dato alla Chiesa”.

Potremmo dire che la sua conversione al Rinnovamento nasce proprio dai frutti che lui ha verificato, con quella tensione all’unità della fede e all’ecumenismo spirituale che il Rinnovamento testimonia. Egli stesso, da cardinale, promuoveva questi incontri e vi partecipava. Il Papa sottolinea la dimensione ecumenica del Rinnovamento e lo farà anche il prossimo anno, al Circo Massimo (nell’evento organizzato dall’International Catholic Charismatic Renewal Services, ndr), in occasione dei 50 anni di vita del Rinnovamento carismatico nel mondo, dove interverrà il sabato, vigilia di Pentecoste.

Lei ha parlato di “praterie di evangelizzazione” presenti nel nostro tempo. Un impegno per il Movimento?

La Chiesa esiste per evangelizzare. Con il crollo delle ideologie non ci sono più “nemici”, anzi il nemico è il nichilismo, la stanchezza dei credenti.

Ma mai come in questo tempo gli spazi dell’evangelizzazione si vanno moltiplicando.

Nella relazione finale ha anche chiesto agli animatori del Rns di tornare “all’essenziale per farsi carico delle necessità dei fratelli”. Perché questa sottolineatura?

L’essenzialità ci deriva dal Vangelo: è bisogno di spiritualità, interiorità, intimità con Dio. Un bisogno assai diffuso tra la gente: si avverte un senso di stanchezza, d’insoddisfazione, di arrendevolezza, talvolta di fuga dalla realtà. Il ritorno all’essenziale, alla radicalità del Vangelo, significa incontro – personale e comunitario – con la persona di Gesù, a partire dalla riscoperta della preghiera come fonte d’ispirazione e di conversione, che inoltre dota il credente di risorse spirituali. C’è una pedagogia dello Spirito che richiede l’incontro con la persona di Gesù, la preghiera come espressione di un dialogo con Dio e con gli uomini che nasce, cresce e si sviluppa nella storia e poi il valore della comunità, luogo in cui le relazioni diventano fraterne e amicali. Tutto questo è contenuto nell’esperienza del Rinnovamento nello Spirito e va continuamente rigenerato, in ogni gruppo e comunità, perché non si perda la bellezza e l’originalità della nostra spiritualità.

Nel corso della Conferenza animatori più volte è risuonato il richiamo alla comunità, soprattutto in riferimento ai “gruppi” del Rns. C’è il rischio dell’autoreferenzialità?

L’unità presuppone la complessità, la differenza. Un movimento ecclesiale come il nostro – che non ha un fondatore, né una regola scritta, ma deve trovare nel discernimento, alla luce della Parola di Dio, un cammino unitario – è continuamente sfidato quanto all’unità, all’avere un cuor solo e un’anima sola. C’è un’attenzione continua all’interno del Movimento per non cadere in individualismi, polarizzazioni carismatiche, monopoli, cammini elettivi.

Il Rinnovamento, in questi anni, ha fatto del discernimento il carisma fondamentale e dell’unità nella diversità una delle attestazioni più eloquenti della vita nello Spirito. Questo non toglie che sempre ci siano difficoltà, ma bisogna riconoscere che la tenuta dell’unità, la forza comunionale dei diversi livelli è straordinariamente vitale ed efficace. Del resto, se non si è uniti non si cammina, non si cresce, non si può evangelizzare.

Quale bilancio al termine di quest’anno giubilare?

Il Rinnovamento si percepisce come un permanente Giubileo della misericordia.

Per noi non si è aperta una porta che a giorni si chiuderà, ma è una porta già spalancata verso la storia e il cuore degli uomini. Giubileo – ovvero gioia, lode, esultanza, canto, preghiera gestuale – e misericordia – intesa come accoglienza, fraternità, accompagnamento delle persone in difficoltà, espressione della guarigione e della consolazione che Dio offre ai suoi figli – sono la forma del nostro cammino.

Un segno giubilare, per il Movimento, sono state le “Tende della misericordia”.

Abbiamo visto che la misericordia può andare nelle strade.

Se la gente non entra in Chiesa, la Chiesa in uscita fa sì che Gesù entri nel cuore della gente.

Questo è avvenuto da Trieste alla Sicilia: 60 sono le tende piantate in altrettante città, coinvolgendo i vescovi diocesani, le associazioni e i movimenti disponibili. Abbiamo registrato un grande ritorno al Signore attraverso la riconciliazione sacramentale. Tante le esperienze di conversione, testimonianza concreta che le “oasi di misericordia” che il Papa invoca si trovano dentro i deserti delle nostre città.

Ne verranno piantate anche dopo l’anno giubilare?

Sì, perché i vescovi chiedono di farci espressione di questa modalità di evangelizzazione.

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