angelus papa francesco

ZENIT, di Luca Marcolivio

La vicenda di Zaccheo, protagonista del Vangelo di ieri(cfr Lc 19,1-10), è la conferma di come Gesù ami indistintamente ogni essere umano, credendo e volendo fortemente la salvezza anche per i peggiori malfattori.

All’Angelus di ieri in piazza San Pietro, il Pontefice ha innanzitutto tratteggiato la figura di Zaccheo, capo dei pubblicani, quindi “ricco collaboratore degli odiati occupanti romani”, nonché “sfruttatore del suo popolo”.

“Anche lui voleva vedere Gesù – ha proseguito il Santo Padre – ma la sua condizione di pubblico peccatore non gli permetteva di avvicinarsi al Maestro; per di più, era piccolo di statura; per questo sale su un albero, un sicomoro, lungo la strada dove Gesù doveva passare”.

Quando poi Gesù gli dice di scendere dall’albero e di voler entrare in casa sua (cfr. v.5), è lecito immaginarsi lo “stupore” di Zaccheo. Inoltre, ha osservato il Papa, Gesù gli dice perentoriamente: “devo fermarmi in casa tua”. Si tratta di un ordine collegato al “dovere supremo” di Gesù di “attuare il disegno del Padre sull’umanità, che si compie a Gerusalemme con la sua condanna a morte, la crocifissione e, al terzo giorno, la risurrezione”.

In questo “disegno di salvezza della misericordia del Padre” rientra anche “la salvezza di Zaccheo, un uomo disonesto e disprezzato da tutti, e perciò bisognoso di conversione”; un uomo in cui il popolo vede “un furfante, che si è arricchito sulla pelle del prossimo”.

E invece Gesù, “guidato dalla misericordia”, si mette proprio alla ricerca di Zaccheo ed entrando nella sua dimora, proclama: “oggi per questa casa è venuta la salvezza” (v.10). “Lo sguardo di Gesù va oltre i peccati e i pregiudizi”, perché Lui “vede la persona con gli occhi di Dio, che non si ferma al male passato, ma intravede il bene futuro; non si rassegna alle chiusure, ma apre nuovi spazi di vita; non si ferma alle apparenze, ma guarda al cuore”, ha spiegato Francesco.

“A volte – ha commentato – noi cerchiamo di correggere e convertire un peccatore rimproverandolo, rinfacciandogli i suoi sbagli e il suo comportamento ingiusto”, mentre Gesù, con Zaccheo, preferisce “mostrare a chi sbaglia il suo valore, quel valore che Dio continua a vedere malgrado tutto” e che “può provocare una sorpresa positiva, che intenerisce il cuore e spinge la persona a tirare fuori il buono che ha in sé”.

È soltanto dando “fiducia alle persone” che si permette loro di “crescere e cambiare”: così fa Dio con tutti noi, non rimanendo “bloccato dal nostro peccato” ma superandolo “con l’amore” e facendoci “sentire la nostalgia del bene”, dal momento in cui “non esiste una persona che non abbia qualcosa di buono”.

Il Santo Padre ha quindi concluso con un’invocazione alla Vergine Maria, perché “ci aiuti a vedere il buono che c’è nelle persone che incontriamo ogni giorno, affinché tutti siano incoraggiati a far emergere l’immagine di Dio impressa nel loro cuore” e “gioire per le sorprese della misericordia di Dio”.

 

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