Azione Cattolica 6 confessione“Il penitente che bussa alla porta dei nostri confessionali può essere arrivato di fronte all’abbraccio misericordioso di Dio per innumerevoli cammini. Può essere un fedele che si accosta abitualmente al sacramento della riconciliazione, oppure qualcuno che vi giunge spinto da qualche circostanza eccezionale. Può essere entrato per caso in chiesa — ma nei piani di Dio Padre nulla è casuale — oppure quel gesto può essere la tappa finale di un percorso molto sofferto. Qualunque sia stata la spinta, quando una donna, un uomo, un giovane o una persona anziana si accostano al confessionale, bisogna far percepire loro l’abbraccio misericordioso del nostro Dio. Un Dio che ci precede, ci aspetta, ci accoglie”. Così scrive papa Francesco nella prefazione al libro “Non avere paura di perdonare” (Roma, RaiEri, 2016, pagine 216, euro 18, a cura di Andrea Tornielli e Alver Metalli) – anticipata oggi da “L’Osservatore Romano” – ricordando l’esempio di padre Luis Dri, il sacerdote che a Buenos Aires trascorreva nel confessionale molte ore della giornata, a disposizione dei penitenti, e che al termine “era solito andare di fronte al Tabernacolo, di fronte al Santissimo Sacramento, chiedendo lui stesso perdono per aver troppo perdonato, e che concludeva rivolgendosi cosi a Gesù: ‘Ma sei stato Tu che mi hai dato il cattivo esempio!’”. “Ogni qual volta un penitente si avvicina, apre la porta del confessionale, o si inginocchia davanti alla grata, o si siede accanto a noi sacerdoti per vivere l’esperienza della riconciliazione, qualunque sia la sua storia, qualunque siano le motivazioni che l’hanno spinto, qualunque sia il carico di peccato che porta sulle spalle, noi preti dobbiamo pensare all’atteggiamento del Padre del Figliol Prodigo”, prosegue il Papa, avvertendo che “ciò che la grazia di Dio ha iniziato, ha smosso nel cuore delle donne e degli uomini che si accostano al sacramento della riconciliazione, noi non dobbiamo mai correre il rischio di spegnerlo. Guardando Maria, nostra Madre, facciamo sempre memoria di questo: l’unica forza capace di conquistare il cuore delle persone e la tenerezza di Dio. Ciò che incanta e attrae, ciò che piega e vince, ciò che apre e scioglie dalle catene, ciò che libera, non è la forza degli strumenti o la durezza della legge, ma la debolezza onnipotente dell’amore divino, è la forza irresistibile della sua dolcezza e la promessa irreversibile della sua misericordia. L’essere abbracciati, l’essere di fronte alla presenza di Dio Misericordioso che si fa vicino a te attraverso il sacerdote, trasforma il confessionale in un grembo materno”.

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