IraqMentre la comunità internazionale si riunisce oggi a Parigi per discutere del futuro politico di Mosul, dopo l’offensiva lanciata il 17 ottobre, “il destino di 1,2 milioni di persone – di cui 600mila bambini – intrappolate in città, rimane appeso a un filo”.
L’ha denunciato ieri l’ong Oxfam, ricordando che uomini, donne e bambini sono di fronte a “una scelta impossibile”: “restare a Mosul significa rischiare di essere uccisi negli scontri o essere usati come scudi umani dall’Isis, finire nel mirino dei cecchini o saltare in aria su mine antiuomo; andarsene non implica, purtroppo, trovare protezione e un luogo sicuro perché le agenzie umanitarie sono impegnate in una corsa contro il tempo per assicurare il supporto cruciale che serve”. Oxfam chiede che forze in campo – irachene e appartenenti alla coalizione – facciano “tutto il possibile per salvare la vita dei civili”. “Bisogna affiancare il governo iracheno per garantire vie di fuga sicure, impedire l’uso di esplosivi in aree densamente popolate e rafforzare la risposta umanitaria – ha detto Riccardo Sansone, responsabile dell’Ufficio umanitario di Oxfam Italia -.
La comunità internazionale, riunita oggi a Parigi, deve lavorare per una riconciliazione e soluzioni a lungo termine per tutti i civili intrappolati nel conflitto. Se ciò non avverrà, le conseguenze per i bambini di Mosul e le loro famiglie saranno catastrofiche, il futuro dell’Iraq sempre più incerto”.

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