Foto Simone Incicco, Federico del Zompo e Amedeo Castelletti

DIOCESI – Sabato 1 ottobre presso la Cattedrale Madonna della Marina si sono conclusi i solenni festeggiamenti in onore dei 30 anni della “nuova” diocesi di San Benedetto del Tronto – Ripatransone – Montalto.

Alla celebrazione, presieduta dal Vescovo Carlo Bresciani e concelebrata da Mons. Gervasio Gestori e Mons. Giuseppe Chiaretti erano presenti numerosi fedeli, autorità civili e militari.

Durante l’omelia il Vescovo Carlo Bresciani ha affermato: “è il Signore Gesù che ci ha convocato per la festa di compleanno del suo corpo che è la Chiesa che vive in san Benedetto del Tronto-Ripatransone-Montalto, la nostra Chiesa diocesana, la nostra madre Chiesa, le cui radici sono molto più antiche di questo breve lasso di tempo. Essa, infatti, ha raccolto tradizioni secolari nate dalla fede dei nostri antenati, di cui è ricca, ma essa ha saputo anche guardare con occhio previdente alla evoluzione dei tempi, trovando sempre nuove modalità, anche organizzative, per un sempre maggior efficace annuncio del Vangelo. I due vescovi, che concelebrano con me questa sera e che saluto fraternamente, sono testimonianza di un tratto molto significativo del cammino verso sempre nuove mete della nostra Chiesa, germogliata come nuovo virgulto da due vecchi e solidi ceppi che l’hanno preparata e alimentata. Ai due vescovi dobbiamo riconoscenza e gratitudine per le copiose energie che hanno speso per essa esercitando, nel nome di Gesù, il ministero di suoi pastori.

Celebriamo, quindi, il 30° anniversario della nostra Chiesa, lodando innanzitutto Dio per il grande dono di misericordia che in essa ci ha fatto. Ringraziamo vescovi, sacerdoti e fedeli che l’hanno vivificata, ma, carissimi, Dio ci esorta a non guardare solo al passato. San Paolo nella seconda lettura, scrivendo a Timoteo, gli rammenta di “ravvivare il dono di Dio” che è in lui (2Tim 1,6). Chiesa di san Benedetto-Ripatransone-Montalto ravviva il dono di Dio che è in te! Tieni viva la fiamma della fede da trasmettere ai tuoi figli, non lasciare che l’olio della tua lampada venga meno; lo sposo non ti trovi impreparata al suo arrivo.

Come ravvivare questo dono di Dio che è la nostra Chiesa? Prendendo esempio dalla Chiesa delle origini che era “perseverante negli insegnamenti degli apostoli e nella comunione, nello spezzare il pane e nella preghiera” (At 2, 26). Nell’anno pastorale che ci sta davanti vogliamo imitare questa Chiesa. Solo se torniamo al cuore del nostro essere Chiesa, ci arricchiremo della linfa vitale che ravviva il corpo e rinforza le membra, forse un po’ stanche del cammino fin qui fatto e delle avversità affrontate, ma membra ricche della vitalità della speranza che ha il suo fondamento in Dio e nella sua Parola, Gesù il Cristo che opera nella Chiesa mediante lo Spirito santo.

Anche noi, questa sera, siamo come gli apostoli che si presentano a Gesù e gli chiedono: “accresci la nostra fede”. Sì, abbiamo bisogno che Lui accresca la nostra fede, non perché non l’abbiamo o l’abbiamo persa per strada, ma perché dobbiamo affrontare forti venti contrari, dentro e fuori di noi, e talora ci troviamo nelle condizioni del profeta che si rivolge a Dio implorando: “Fino a quando, Signore, implorerò aiuto e non ascolti?” (Ab 1, 2). È in questi momenti, carissimi, che abbiamo bisogno del dono della perseveranza, quella perseveranza che Dio per mezzo del profeta Abacuc sollecita anche da noi. Possiamo essere perseveranti perché  Egli “non mentisce; se indugia, attendilo, perché certo verrà e non tarderà”.

Solo colui che persevera in una fede che opera mediante la carità rende viva la Chiesa ed è pietra viva del tempio santo di Dio. Questa fede ci rende forti anche di fronte ai venti contrari che ci riserva il tempo che viviamo. Infatti, “Dio non ci ha dato uno spirito di timidezza, ma di forza, di carità e di prudenza” (2Tim 1, ): forza, carità e prudenza sono le tre virtù fondamentali di colui che è chiamato ad essere testimone di Cristo nel mondo, costruttore della sua Chiesa su solidi fondamenti non sabbiosi.

Noi, Chiesa di san Benedetto del Tronto-Ripatransone-Montalto, siamo chiamati a questo. La linfa vitale, di cui ci arricchiamo attraverso l’insegnamento degli apostoli, la comunione, lo spezzare insieme il pane e la preghiera comune, ci aiuti a superare ogni timidezza e alimenti la nostra forza, la carità e la prudenza così che non abbiamo mai a vergognarci “di dare testimonianza al Signore nostro” di fronte al mondo.

Noi amiamo questa nostra Chiesa diocesana, corpo di Cristo vivente e contemporaneo; in essa amiamo la presenza viva di Gesù e attraverso essa amiamo i fratelli: coloro che condividono la nostra stessa fede e anche coloro che non la condividono. Per questo, carissimi sacerdoti e fedeli, dico a voi quello che san Paolo dice a Timoteo: “con la forza di Dio, soffri con me per il vangelo … custodisci, mediante lo Spirito santo che abita in noi, il bene prezioso che ti è stato affidato” (2Tim 1, 14). Questa sera mi piace pensare, tra le altre cose, che questo bene prezioso che ci è affidato sia la nostra Chiesa diocesana, veramente unita sia pure nella diversità delle sue varie articolazioni parrocchiali e associative. Per essa, carissimi, vale la pena donare la nostra vita.

Sappiamo di essere servitori di questa Chiesa, servitori inutili, come ci ha ricordato il Vangelo, ma dopo aver fatto tutto quello che ci è stato ordinato da Dio che ce l’ha affidata quando ci ha chiamato a collaborare con Lui per il Vangelo. Una grande responsabilità per noi e un grande atto di fiducia di Dio in noi! Una responsabilità che ci chiede di raccogliere il meglio che ci è stato consegnato dalla tradizione, ravvivandolo sempre di nuovo con la linfa vitale di una fede genuina e operosa attraverso la carità; ma responsabilità anche di farla crescere, coltivando il buon seme della Parola che è stato seminato in essa, così da poterla consegnare a nostra volta integra e salda ai figli di Dio e nostri, a quelli che verranno dopo di noi.

Nessuna sofferenza, nessuna fatica è troppo grande per una tale meta, rammenta il prigioniero san Paolo al suo discepolo Timoteo, ma lo ricorda anche a noi tutti. Le fatiche dei trent’anni che ci stanno alle spalle, lo possiamo ora costatare, hanno dato frutti copiosi: sia lode a Dio e a tutti coloro (sacerdoti e laici, vivi e defunti) che con dedizione di amore hanno collaborato a tali risultati.

Maria, Madre della Chiesa, che noi veneriamo come patrona della nostra Chiesa cattedrale, sotto il titolo di Madonna della marina, e patrona della diocesi, sotto il titolo di Madonna di Loreto, protegga la nostra amata Chiesa diocesana. Come già ammoniva acutamente il grande sant’Ambrogio, “ci sia in ciascuno l’anima di Maria per magnificare il Signore, ci sia in ciascuno lo spirito di Maria per esultare in Dio” (S. Ambrogio, Exp. in Luc. 2,26: PL 15, 1642), ci sia in ciascuno l’amore di Maria sempre pronto a dire sì a Dio che chiama a donare la propria vita per donare al mondo Gesù. In lui soltanto riposa la nostra fede e la nostra speranza di salvezza e di futuro per la nostra amata chiesa truentina. E così sia sempre”.

Entra a far parte della Community de L'Ancora (clicca qui) attraverso la quale potrai ricevere le notizie più importanti ed essere aggiornati, in tempo reale, sui prossimi appuntamenti che ti aspettano in Diocesi.

0 commenti

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *