ColombiaSei giorni dopo la firma ufficiale di Cartagena gli elettori colombiani hanno detto no all’accordo di pace firmato dal Governo e dai guerriglieri delle Farc. Una decisione che smentisce tutti i sondaggi della vigilia e che suona come una doccia fredda dopo gli entusiasmi (soprattutto internazionali) della scorsa settimana. In dettaglio, il “no” ha prevalso con il 50,21%, contro il 49,78% del “sì”. Anche se la capitale Bogotá e 19 Dipartimenti su 31 hanno confermato l’accordo, hanno fatto pendere la bilancia per il “no” i risultati arrivati da Medellin e dalla “zona cafetera”, oltre che da Nordest del Paese. Alta l’astensione, superiore al 60%.
Tuttavia, tutte le forze politiche, una volta saputo il risultato, hanno fatto appello alla responsabilità per cercare un nuovo punto di equilibrio che tenga conto delle ragioni di chi ha votato “no” perché riteneva l’accodo troppo sbilanciato verso le ragioni delle Farc. Il presidente Jaun Manuel Santos ha convocato per oggi tutte le forze politiche, in particolare quelle che hanno fatto campagna per il “no” per aprire il dialogo e cercare un accordo sul cammino da seguire E sul suo profilo Twitter scrive: “Non mi arrenderò, continuerò a cercare la pace fino all’ultimo giorno del mio mandato”. Dal canto loro le Farc, sempre attraverso Twitter, hanno fin da subito fatto sapere: “L’amore che portiamo nel nostro cuore è gigante e con le nostre parole e azioni saremo capaci di raggiungere la pace”. Santos ha confermato che il cessate-il-fuoco resta vigente. Intanto resta in sospeso il previsto viaggio di papa Francesco, che ieri durante il volo di ritorno dall’Azerbaigian ha confermato la volontà di recarsi in Colombia solo una volta che il processo di pace sia stabilizzato. La Chiesa, anche ieri aveva invitato i colombiani a partecipare al voto “in coscienza”, senza fare una scelta di campo e invitando a riflettere sul fatto che non soltanto chi votava “sì” voleva la pace.

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