mattarella

“Moro non rinunciava ad affidare alla politica il dovere e il compito di indicare mete collettive, di guidare processi di innovazione. Proprio per questo gli appariva irrinunciabile l’esigenza dell’ascolto, il bisogno di intendere la complessità dei problemi e delle vicende”. Anche per questo “la sua visione era l’esatto contrario di concezioni conservatrici. Lo animava una forte spinta alla innovazione: nel sistema politico, nella definizione di nuove opportunità nella società, con la stagione delle riforme”. “In equilibrio tra i limiti delle circostanze della storia, il realismo del possibile e la carica di inappagamento che spinge verso il futuro, gli stava a cuore che le scelte annunciate trovassero effettiva attuazione e, quindi, nel tempo e con le modalità che consentissero di realizzarle davvero, con la maturazione necessaria per consolidare il consenso intorno ad esse. Rifuggiva, proprio per questa ragione, da annunci fine a se stessi, da gesti plateali che avrebbero sfiorato la realtà, senza riuscire a incidervi”. La “liberazione dell’uomo dai bisogni, dall’emarginazione, dalle insicurezze” erano, secondo il Capo dello Stato, tra gli obiettivi dell’azione di Moro. Il quale “aveva un senso nobile della dignità della politica che lo portava, naturalmente, al rifiuto di ogni manicheismo, a vantaggio del dialogo, della comprensione delle ragioni altrui”.
Infine: “Ripensare compiutamente Aldo Moro e la sua intera vita, nella sua dimensione umana, in quella culturale, in quella politica, in quella spirituale, costituisce, oggi, un atto di libertà, una vittoria contro i terroristi e le loro violenze, un risarcimento all’intero Paese”.

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