GesùDIOCESI – Lectio delle Monache Clarisse del monastero Santa Speranza in San Benedetto del Tronto sulle letture di domenica 18 settembre.

Il Signore, attraverso il Vangelo di questa domenica, fa una scelta ben precisa: sceglie di “scandalizzare” i suoi discepoli…noi compresi!
Racconta una storia che potrebbe sembrare scandalosa: un amministratore infedele non esita a diventare francamente e palesemente disonesto per limitare i danni della sua condotta sconsiderata e avida.
Cosa vuole dirci questa Parola? Di certo non vuole giustificare un comportamento scorretto ma vuole invitare ciascuno di noi a prendere provvedimenti assennati per la propria vita.
L’amministratore, di fronte all’accusa del proprio padrone di «sperperare i suoi averi», non perde la testa ma trova in se stesso le risorse per evitare la catastrofe. Proprio alla qualità e alla immediatezza di quest’ultimo sforzo, Gesù attribuisce, in chiave di parabola, valore di virtù.
Nel momento della crisi, questo amministratore, anzitutto, dimostra capacità di accettare la realtà, la situazione che, con il suo comportamento, aveva provocato: «Che cosa farò, ora che il mio padrone mi toglie l’amministrazione?».

Accettazione, cioè, dei propri limiti, della propria incapacità e impotenza: «Zappare, non ne ho la forza; mendicare, mi vergogno».
Da qui la decisione di gesti e scelte che gli dischiudono un possibile futuro.
Il fulcro di questa Parola non è infatti né l’effetto demoniaco della ricchezza sull’uomo, né la questione della più o meno retta amministrazione della proprietà, bensì l’accortezza, la scaltrezza e l’estrema decisione di quest’uomo nel leggere l’oggi e nel saper agire di conseguenza per il futuro.
«Il padrone lodò quell’amministratore disonesto perché aveva agito con scaltrezza. I figli di questo mondo, infatti, verso i loro pari sono più scaltri dei figli della luce».
Gesù chiede a noi, oggi: come mai, voi che siete figli della luce, non sapete discernere l’ora, la vicinanza del regno e mettere in atto prontamente gesti di conversione essenziali per la salvezza?
La vita del cristiano è chiamata ad essere essenzialmente tensione, dinamismo, apertura, ricerca.
Dio chiede a noi, amministratori dei suoi beni, una prova di accortezza consistente nel combinare l’oggi col domani, il provvisorio di quaggiù con il nostro futuro, l’adesso con il non ancora.
L’amministratore ha l’abilità di cambiare il senso del denaro, di mutarlo da mezzo di sfruttamento a strumento di comunione; quello che non fanno, ad esempio, le classi abbienti e sfruttatrici che, come scrive il profeta Amos nella prima lettura, attraverso la frode, opprimono e riducono al nulla l’uomo pur di guadagnare e arricchirsi.
«Il Signore lo giura per il vanto di Giacobbe: “Certo non dimenticherò mai tutte le loro opere”».
«Uno solo, infatti, è Dio e uno solo anche il mediatore fra Dio e gli uomini, l’uomo Cristo Gesù», che da ricco che era si è fatto povero per voi, perché voi diventaste ricchi per mezzo della sua povertà.

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