Venezuela“Bisogna aprire quanto prima un corridoio umanitario”. A lanciare l’appello è don Erwin Guerrero, della diocesi venezuelana di San Cristoforo.
In visita alla sede romana di Aiuto alla Chiesa che soffre (Acs), il sacerdote denuncia le sofferenze dei cristiani nel Paese: “In Venezuela c’è mancanza di cibo e medicine, la crisi economica e monetaria sono peggiorate, ma il Governo nega sistematicamente” e attacca la Chiesa che “si è attivata per far affluire aiuti umanitari” alle persone.

In una nota, Acs riferisce il racconto di don Guerrero: “La nostra diocesi ha un seminario con 350 studenti, e siamo stati costretti a farli tornare a casa in anticipo per mancanza di cibo”. La Chiesa gestisce anche  case per anziani, ai quali non riesce però a far avere cibo e medicine perché il governo non concede l’autorizzazione alla loro distribuzione. A questo si aggiungono la crisi monetaria e i problemi riguardanti le relazioni Stato-Chiesa. “Esiste – si legge ancora nella nota – una convenzione fra Stato e Chiesa in merito all’educazione”. Parte dei finanziamenti sono concessi a discrezione del presidente della Repubblica, “strumento di ricatto, di cui fanno le spese circa 900 istituzioni educative gestite dalla Chiesa” per un totale di un milione di alunni, soprattutto poveri. Per don Guerrero, “il popolo venezuelano vede nella Chiesa l’istituzione più credibile, e sa che essa può ricevere aiuti dall’estero”; per questo “confida nel suo aiuto”. “È necessario – l’appello del sacerdote – che in Occidente si continui a parlare di questa situazione. Tutti devono conoscere la miseria del nostro popolo”.
Per far arrivare gli aiuti “è necessaria una maggiore pressione internazionale e un’immediata apertura di un corridoio umanitario”.

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