PatriarcaDi M. Chiara Biagioni

Voci dei cristiani che vivono in terre di conflitto ma anche in luoghi dove la libera espressione della fede è difficile ed ostacolata. E’ un grido di dolore rivolto ai potenti del mondo perché fermino i loro progetti di morte e consentano ai popoli di quelle terre di vivere nella pace nel rispetto della loro libertà religiosa e dei fondamentali diritti umani. E’ il Monastero di Bose ad aver accolto i testimoni di queste Chiese  promuovendo dal 7 al 10 settembre un  convegno ecumenico su “Martirio e Comunione”.  Tra i relatori, c’è anche il metropolita Job, arcivescovo di Telmessos, rappresentante del Patriarcato Ecumenico presso il Concilio Mondiale delle Chiese e da poco nominato co-presidente della Commissione per il dialogo tra ortodossi e cattolici, in sostituzione del Metropolita Ioannis Ziziulas di Pergamo.

Tra pochissimi giorni ad Assisi, a trent’anni dalla storica preghiera delle religioni mondiali per la Pace nel 1986, si terrà, nella città di San Francesco, l’incontro “Sete di Pace” al quale a fianco di papa Francesco ci sarà anche il Patriarca ecumenico di Costantinopoli Bartolomeo. Con quale “spirito” il Patriarca ha accettato l’invito?
Il patriarca ecumenico ha sempre personalmente sostenuto il dialogo interreligioso. Più volte ha ribadito che un crimine commesso in nome della religione è un crimine contro la religione. Tutti gli uomini e le donne di buona volontà devono coabitare pacificamente sulla terra e collaborare a costruire un mondo migliore. In questo spirito,  il patriarca e il Patriarcato parteciperanno a questo incontro interreligioso.

I cristiani sono perseguitati  in tante parti del mondo. Il loro è un martirio che non conosce fine e chiede ai capi di Stato e di governo soluzioni di pace. Come vive il Patriarca Bartolomeo questa crisi?
Il Patriarcato vive il martirio. Non ha mai cessato di testimoniare la fede cristiana e la sua presenza storica cristiana in queste terre e al tempo stesso è stato relativamente perseguitato ed ha vissuto per anni in condizioni difficili.Come il  patriarca di Antiochia Giovanni X non cessa di chiedere che si aiuti i cristiani a vivere nella loro terra storica affinché questa terra resti cristiana, così nello stesso modo il Patriarcato ecumenico non ha mai avuto intenzione di lasciare il suo territorio storico per andare in territori più facili e accoglienti ma al contrario ha scelto di vivere là dove si è fondato storicamente su questa terra, in origine cristiana, e continuare lì la sua testimonianza. Il martirio è sempre e soprattutto una testimonianza di Cristo e il Patriarca ecumenico non si stanca di ripetere che senza la Croce non c’è Resurrezione.

In piena estate il direttore dell’ufficio stampa del Patriarcato Dositheos Anagnostopoulos, è dovuto intervenire per smentire notizie false circa un coinvolgimento del Patriarca al fallito golpe contro Erdogan. Ma la stampa locale non cessa di inseguire questa ipotesi. Lei ha qualcosa da aggiungere?
Non ho nulla da aggiungere rispetto a quello che è stato già detto ufficialmente. Quello che posso dire è che purtroppo ci sono molte informazioni false che si utilizzano. Notizie false, false testimonianze e falsi documenti. Bisogna essere molti prudenti.Il Patriarcato vive in una situazione che non è facile da 150 anni ma al tempo stesso in tutti questi anni ha sempre cercato di vivere nella pace e in buone relazioni con i turchi.Questa buona intesa che si è sviluppata, merita oggi di essere continuata nel rispetto reciproco delle libertà religiose e dei diritti dell’uomo. Occorre quindi verificare le fonti e prima di far dire cose al Patriarca o al Patriarcato consultare le fonti ufficiali del Patriarcato stesso.

Prima l’abbraccio a Gerusalemme, poi la visita ai profughi di Lesbo. Ed ora ad Assisi. Che rapporto c’è tra il Papa e il Patriarca? Si sentono spesso, si confrontano?
C’è una grande amicizia. Una grande comprensione reciproca  che permette una buona intesa ed una profonda comunione di spirito. E’ questa comunione a rendere possibile il fatto che si sostengono mutualmente in  diverse occasioni.So personalmente che all’inizio non era previsto che il Patriarca Bartolomeo partecipasse  ad Assisi ma quando è stato informato che il Papa ci sarebbe andato e che desiderava la sua presenza, lui ha immediatamente accettato il suo invito. La presenza ad Assisi dei leader delle Chiese cristiane per la preghiera per la pace è un segno che testimonia che malgrado le divergenze di opinione e di tradizioni, i cristiani sono uniti nella fede in Cristo e manifestando la loro unità e amore fraterno danno voce alla ricerca di pace che sale nel mondo.

Da “fuori” si ha l’impressione che l’unità tra le Chiese stia diventando di giorno in giorno una missione impossibile?
L’unità del mondo ortodosso è una realtà che viviamo. Lo abbiamo vissuto questa estate a Creta al Concilio pan-ortodosso. La Chiesa ortodossa ha sempre manifestato nella storia il suo desiderio di cercare di restaurare l’unità cristiana. Per questo ha avviato diversi dialoghi bilaterali con le confessioni  cristiane fin dagli anni ’60. E’ evidente che la ricerca dell’unità  non è facile perché siamo tutti sfidati dalle diversità che ci dividono e sono a volte dottrinali, a volta storiche, a volte liturgiche, a volte etiche. Ciò nonostante la ricerca dell’unità è la volontà di Cristo e come tale la prendiamo sul serio . Il Concilio di Creta nel suo documento sul rapporto della Chiesa ortodossa con il resto del mondo cristiano ha sottolineato l’importanza  del dialogo e ha condannato chi, sotto vari pretesti, rifiuto di impegnarsi nel dialogo o rifiutao ogni contatto con le altre Chiese cristiane.

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