Galantino“L’ obiettivo puntato su un vecchio prete, che mantiene la sua forte anima di credente, è la metafora di una realtà dei nostri giorni che mette i benpensanti con le spalle al muro”. Nella parte finale del suo intervento di apertura al Convegno diocesano di Acerra, monsignor Nunzio Galantino, segretario generale della Cei, ha citato un film di Ermanno Olmi, “Il villaggio di cartone”, girato nel 2011: “Nel mondo cattolico alcuni lo hanno criticato, anche aspramente, altri invece lo hanno applaudito”. “Nella chiesa spogliata di arredi sacri perché ormai non ci sono più fedeli a frequentarla – la scena descritta dal vescovo –  il ministro di Dio, reso fragile dalla vecchiaia e dalla malattia, si guarda intorno con gli occhi stupiti e disarmati di un bambino. Ora che è rimasto solo, quasi fosse un disoccupato messo in mobilità da una storia ingrata, si rivolge alle panche vuote davanti all’altare ponendo una domanda che molti credenti pensano e non hanno l’ardire di proferire ad alta voce: ‘Ma dove siete andati? A cosa serve una Chiesa senza fedeli?’, pensando a quei parrocchiani che nel passato avevano reso viva la Casa del Signore”. “Ma nella notte, dal portoncino della sagrestia – il colpo di scena –  arriva un gruppo di immigrati clandestini, mentre fasci di luce ed elicotteri scandagliano il buio”. “Di film così, bisogna ammetterlo, non se ne vedevano da tempo – il commento di Galantino – e quello spazio della chiesa vuota, trasformata in bivacco per fuggitivi senza riparo, è una metafora di uno dei segni dei tempi che ci interrogano da vicino: la mobilità umana”. “La qualità della nostra anima missionaria – ha concluso il vescovo – passa oggi anche da questa capacità di accoglienza del fratello in fuga dalla guerra, dalla fame, dalla persecuzione”.

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