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Entro la fine dell’anno, la Santa Sede e la Cina potrebbero annunciare di aver raggiunto un accordo sulla questione cruciale della nomina dei vescovi. È quanto afferma il noto giornalista Gerard O’Connell in un articolo pubblicato sulla rivista dei gesuiti America. Sarebbe un evento di valore storico che, secondo il giornalista, sarebbe stato preparato da alcuni incontri avvenuti negli ultimi mesi.

Il primo segnale è giunto il 4 agosto, quando il cardinale John Tong, vescovo di Hong Kong, ha pubblicato un articolo in cui affermava che la Cina “è disposta a raggiungere un’intesa con la Santa Sede sulla questione della nomina dei vescovi della Chiesa cattolica in Cina e sta cercando un accordo reciprocamente accettabile”.

La dichiarazione del porporato ha suscitato un’accesa discussione. Alcuni hanno accolto con favore l’eventuale accordo, altri hanno espresso il timore che il governo Cinese possa approfittare della situazione. In generale tutti i commenti hanno rivelato  grande fiducia in Papa Francesco.

Non molto tempo dopo l’articolo del cardinale, ha avuto luogo un incontro del gruppo di lavoro congiunto istituito dopo l’udienza di gennaio tra le delegazioni di Cina e Santa Sede.

La questione centrale al centro del dibattito è quella che riguarda le nomine dei vescovi.  La Santa Sede ha sempre insistito sul fatto che sia potestà del Papa scegliere i candidati a cui conferire l’ordinazione episcopale, ma il governo di Pechino insiste sul controllo e nomina dei candidati.

Il gruppo di lavoro deve trovare soluzioni a molte altre questioni. Una di queste riguarda gli otto vescovi illegittimi, ordinati senza il mandato pontificio. Possono essere riconosciuti da Roma? Un’altra questione fondamentale è se Pechino sia disposto a riconoscere i vescovi della cosiddetta “Chiesa sotterranea”.

E poi, quale sarà il futuro della Conferenza Episcopale cinese, istituzione che la Santa Sede attualmente non riconosce perché non include i vescovi della Chiesa cinese clandestina?

Ci sono, poi, altri problemi, come il numero delle diocesi e il destino dei vescovi e sacerdoti che si trovano in stato di detenzione. Gli incontri delle delegazioni delle Santa Sede e Cinesi sono avvolte da un grande segreto; le uniche informazioni filtrate riguardano solo la conferma degli avvenuti incontri.

Sembra che anche gli stessi due cardinali cinesi Tong e Joseph Zen, non conoscano i termini esatti dell’eventuale accordo. Il 19 agosto il South China Morning Post ha riportato un articolo dal titolo “Disgelo nelle relazioni tra Cina e Vaticano” a firma del cardinale Tong in cui si dice che un accordo è a portata di mano e che grazie ad esso entrambe le parti potranno godere di innumerevoli benefici.

La Cina potrà collaborare, insieme alle altre nazioni, con la Santa Sede su questioni come la pace, l’immigrazione, lo stato dei rifugiati e il dialogo religioso. La società civile cinese avrà da parte sua una Chiesa cattolica unita, con grandi benefici soprattutto nei campi della carità, delle attività educative e nell’assistenza medica. I cattolici cinesi non saranno più divisi, la Chiesa approvata dello Stato potrà riunirsi con la Chiesa sotterranea.

L’autore dell’articolo Gerard O’Connell ha sottolineato che, seppur marginali, gli estremisti di entrambi le parti si opporranno all’accordo. Gli ultra-nazionalisti cercheranno di far emergere i conflitti passati in cui erano coinvolte le nazioni straniere e i tradizionalisti tenderanno ad opporsi ad un accordo che supera quanto accaduto in passato, anche se c’è molta fiducia nella saggezza e lungimiranza dei dirigenti sul fatto che la pace e l’accordo portano benefici per tutti

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