AmazzoniaUna carta di intenti per la difesa dei popoli indigeni dell’area amazzonica è stata sottoscritta la scorsa settimana dalla Repam, la Rete ecclesiale panamazzonica presente in otto paesi, e dalla Cidh, la Commissione interamericana per i diritti umani. La Dichiarazione è il frutto di un cammino di vicinanza e collaborazione effettiva su temi di mutuo interesse, a partire dalla difesa dei diritti dei popoli indigeni e dei gruppi più indifesi e dalla tutela del creato. La Carta d’intenti, si legge in un comunicato stampa diffuso dalla Repam, è stata sottoscritta “in vista di una collaborazione nella difesa e nella esigibilità dei diritti umani nella Panamazzonia”. La collaborazione è stata avviata nel marzo del 2015, quando la Repam e la Celam furono protagoniste di un’audizione a Washington, presso la Cidh, sul tema dell’industria estrattiva.
La Carta d’intenti riconosce la validità di alcune iniziative portate avanti dalla Repam, come la “Scuola per la promozione, la difesa e l’esigibilità dei diritti umani in Panamazzonia” promossa dalla Repam; si propone inoltre di offrire spazi formativi specifici sul tema dei diritti umani, di favorire l’accesso della Repam alle audizioni e ad altre rilevanti attività della Cidh, di attivare processi congiunti. Secondo il comunicato della Repam, firmato dal segretario esecutivo Mauricio López, l’intesa si trova in sintonia con quanto richiesto da Papa Francesco nell’enciclica Laudato si’, laddove si auspica la collaborazione tra realtà ecclesiali ed organismi internazionali.

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