Lavoro

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Di lauretanum

Un lettore ci scrive: Qual è il giusto rapporto tra padrone e operaio?
Sacerdote: Non rendere la dovuta mercede agli operai sembrerebbe una colpa così enorme da gridare vendetta al cospetto di Dio (cfr. Gc 5, 4). Sappiamo bene che Dio si è sempre schierato dalla parte dei deboli e degli oppressi. La società civile tutta e i diversi Stati devono assicurare a ogni operaio un livello salariale adeguato al mantenimento sia del lavoratore che della sua famiglia. Il lavoro del braccio e della mente può essere infatti esercitato in proprio oppure sotto un datore di lavoro. Oggi, nell’era della globalizzazione, la più alta percentuale di lavoro avviene sotto padrone. In questo caso l’operaio ha diritto a una retribuzione che rispecchi la giustizia di un dignitoso mantenimento di se stesso e della sua famiglia. Parliamo dunque dei doveri che ogni datore di lavoro ha verso gli operai e gli impiegati. Vanno stipulati contratti che si devono rinnovare a ogni loro scadenza, perché l’inflazione è sempre in agguato. Ogni contratto deve rispettare la giustizia che riguarda prima di tutto il dare a ogni dipendente il giusto compenso proporzionale al rincaro della vita. La giustizia chiede inoltre di non pesare sull’operaio, di non opprimerlo per il proprio tornaconto. Bisogna avere un’attenzione particolare ai più bisognosi, ai meno dotati, agli sfortunati: siamo tutti ugualmente figli di uno stesso Padre, sebbene di lingue e di religioni diverse, e tutti abbiamo il medesimo diritto di vivere. Non bisogna guadagnare sulla pelle degli altri. E bisogna sorvegliare per stroncare ogni sfruttamento: in questo e in altri casi particolari sarà sempre decisivo l’intervento dei sindacati addetti al controllo dei contratti, della sicurezza e del trattamento. Fa parte della giusta ricompensa all’operaio, o all’impiegato, il comportamento dei padroni e dei dirigenti verso i loro subalterni. Essi non devono ridurre i loro collaboratori a puri esecutori materiali, perché essi non diventino macchine, ma restino persone, con la loro intelligenza, una sicura esperienza, buona capacità, giusta competenza, che vanno ascoltati per il bene dell’azienda stessa. “Se uno ha ricchezze in questo mondo e vedendo il suo fratello in necessità, gli chiude il proprio cuore, come dimora in lui l’amore di Dio?” (Cfr. 1 Gv 3). Ogni creatura umana dal suo concepimento fino alla morte naturale ha il diritto sacrosanto a vivere e vivere dignitosamente.

 

 

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1 commento

  • eda
    30/07/2016 alle 06:42

    Sacrosanto! Come e' pur vero che da parte del lavoratore debba esserci la convinzione che il lavoro non sia solo un diritto ma anche un dovere!

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