cyberbullismoOltre un milione di studenti incontrati nelle scuole ma anche nelle piazze, 106mila genitori, 59mila insegnanti, e oltre 8.500 istituti scolastici visitati. E ancora, 30mila km percorsi, 150 città raggiunte, una pagina Facebook con 78mila like e 12 milioni di utenti mensili. Sono cifre e numeri della campagna itinerante contro il cyberbullismo, ‘Una vita da social’, a cura della Polizia di Stato in collaborazione con il ministero dell’Istruzione, arrivata al suo terzo anno di attività. Ieri mattina, alla Scuola Superiore di Polizia di Roma, si sono ritrovati aziende – tra cui Facebook, Google, Fastweb, Microsoft, Twitter, YouTube e Poste Italiane – e la Polizia di Stato, per tracciare un bilancio di quanto fatto fino ad oggi e per “ribadire il proprio impegno affinchè i gravi episodi di cronaca culminati con il suicidio di alcuni adolescenti, per il dilagante fenomeno del cyberbullismo e l’uso distorto delle tecnologie, non si verifichino più”. Durante l’incontro sono state ascoltate le testimonianze di chi gli effetti di questo fenomeno li ha vissuti sulla propria pelle: Teresa Manes, madre di Andrea Spezzacatena (ragazzo vittima di bullismo, suicidatosi nel 2012) e Flavia Rizza, altra vittima che ha avuto il coraggio di rivolgersi alla Polizia Postale e che ha raccontato la propria esperienza. La campagna ‘Una vita da social’ ha infatti favorito l’emergere di molte situazioni di grave disagio da parte dei ragazzi, in termine di molestie, diffamazione e furti d’identità online e adescamenti in rete. Tra le novità dell’ultima edizione della campagna, la rappresentazione teatrale di ‘Like – storie di vita on linè di Luca Pagliari in collaborazione con Baci Perugina, che ha raccontato proprio la storia di Andrea “il ragazzo dai pantaloni rosa”.

“La vera sfida futura per questo tipo di campagne- ha detto Teresa Manes, mamma di Andrea- è coinvolgere le famiglie, che sono lo zoccolo duro più difficile da avvicinare. E lo dico come presidente dell’associazione italiana Prevenzione bullismo. Arrivare ai ragazzi è facile perchè nelle scuole ci rivolgiamo a loro direttamente, così non è per le famiglie. È importante perchè le famiglie spesso non sanno, non conoscono, la reale situazione e il fenomeno del bullismo viene spesso sottovalutato. Anche io come mamma vedevo quei segnali e li minimizzavo come un normale passaggio adolescenziale. Non sospettavo minimamente che dietro ci potesse essere qualcosa di diverso e più grande”. “Nel 2000- ha detto il vicecapo della Polizia, Luigi Savina- la Polizia postale ha intuito le potenzialità di internet e che ci fosse la necessità di creare una rete di poliziotti virtuali sul web. Lo spirito di innovazione è emblematico della polizia, che è a servizio di tutti i cittadini e, per questo, deve essere capace di rinnovarsi ogni giorno di più. La sicurezza non è solo aspettare che venga commesso un reato e contrastarlo, ma prevenire il reato”. “La Polizia postale- ha concluso Savina- fa un lavoro egregio. Ma l’innovazione e la prevenzione non bastano. La sicurezza deve essere partecipata”. Nell’immediato futuro gli operatori della Polizia postale insieme alle aziende partner – come già fatto lo scorso anno, con la tappa francese di Mentone – si confronteranno anche in terreno internazionale

 

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