VolontariatoDi Francesco Morrone

Grande successo a Milano per l’Università del Volontariato, il primo polo in Italia dedicato alla formazione di volontari, associazioni ed esperti del Terzo Settore. Ideato quattro anni fa dal Centro Servizi per il Volontariato di Milano, questo progetto innovativo ha registrato nell’ultimo anno 1.671 iscritti (una media di 20 partecipanti a lezione), 67 corsi attivati e 722 ore di lezioni. Ma questi sono solo alcuni dei numeri che hanno accompagnato la chiusura dell’Anno Accademico 2015-2016, considerato che l’iniziativa in soli quattro anni è stata capace di intercettare 6.313 iscritti, grazie a 2.600 ore di formazione, realizzate in collaborazione con importanti atenei milanesi come le Università Bicocca, Bocconi, Cattolica, Iulm, Statale e Politecnico. I dati testimoniano non solo la vitalità del Terzo Settore meneghino, ma soprattutto la grande crescita degli “aspiranti volontari”, ovvero quelle persone che prima di dedicare tempo ed energie agli altri, vogliono prepararsi adeguatamente.

Formazione specifica. “La maggior parte di chi si rivolge a noi – spiegaIvan Nissoli, presidente del Ciessevi – non è iscritto ad associazioni di volontariato e non ha in tasca nessuna tessera associativa. In compenso, però, ha voglia di formarsi per iniziare al meglio il proprio impegno civico e vede questo passaggio come elemento indispensabile per farlo”. In quest’ottica, come dimostra il successo dell’Università del Volontariato,

si assiste allo sviluppo di un settore, quello del volontariato e dell’associazionismo, sempre più in crescita: se le donne iscritte sono sempre il doppio degli uomini, si registra un netto aumento del 14 per cento di iscrizioni maschili.

Inoltre, a fronte di un 78 per cento di iscritti che si dichiarano “volontario o dipendente o dirigente di organizzazioni di volontariato”, rispetto allo scorso anno, si registra un aumento del 400 per cento di “aspiranti volontari” che si iscrivono perché spinti dall’esigenza di sentirsi preparati prima di entrare in un’associazione. “Questi dati – prosegue Nissoli – sono molto interessanti perché ci dicono che siamo diventati a tutti gli effetti un punto di riferimento metropolitano per il mondo del volontariato. La particolarità di chi frequenta la nostra università, è che ha scelto di investire molto tempo, anche un anno, per una formazione più specifica, in vista di un possibile investimento nel Terzo Settore. Come ripeto spesso, per fare il bene bisogna saperlo fare bene, e questo non significa che bisogna essere per forza dei professionisti, ma è necessario avere le giuste competenze”. Per questo, conclude Nissoli, il prossimo anno didattico sarà attivato “un percorso completo, dedicato e specifico per i cittadini aspiranti volontari”.

Da Milano a Cosenza. Ma una volta preso il diploma, che fine fanno gli aspiranti volontari? Scorrendo i dati, si scopre che tra chi ha intrapreso l’intero percorso formativo (fatto di tre corsi obbligatori, tre specialistici e con il tirocinio in una realtà del Terzo Settore), quasi tutti hanno poi dato seguito agli studi. C’è chi ha aperto una start-up non profit, e chi invece ha portato a conclusione un progetto formativo, sia teorico che pratico, all’interno di grandi associazioni del Terzo Settore.

Il successo ottenuto dall’esperienza milanese ha fatto sì che questo modello fosse replicato anche in altre città italiane.

Grazie alla collaborazione tra i Csv di diverse Regioni, infatti, sono nate Università del Volontariato anche a Bologna, Treviso, Salerno e Cosenza, tutte con l’obiettivo di formare i volontari delle associazioni del territorio e sensibilizzare i cittadini sulle tematiche del Terzo Settore e della cittadinanza attiva. Di questo passo, è probabile che nei prossimi anni altre città seguiranno l’esempio e si assisterà alla nascita di un modello nazionale di educazione al volontariato radicato dal Nord al Sud del Paese.

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