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Da Sud a Nord crescono le “opere segno di misericordia” volute dal Papa

MisericordiaDi M. M. Nicolais

“A me fa male, fa male quando vedo le chiese con le porte chiuse, fa male. Una chiesa a porte chiuse significa che quella comunità cristiana ha il cuore chiuso”. Incontrando a Roma, il 18 giugno, la comunità di Villa Nazareth, Papa Francesco è tornato sul tema dell’accoglienza come “porta d’ingresso” (altra sua espressione) all’anno giubilare, oltre che parola-chiave della “Chiesa in uscita” delineata fin dall’inizio del pontificato. Sempre nella sua diocesi, il 2 aprile scorso, il Papa aveva rivolto un appello affinché in ogni diocesi si realizzasse “un’opera strutturale di misericordia”. Continuiamo il nostro piccolo viaggio sulle iniziative in atto, o progettate, nelle chiese locali.

A Locri quattro “opere-segno”.  Per raggiungere “Casa San Luigi” basta raggiungere il seminario vescovile che porta lo stesso nome. La prima delle quattro “opere segno” pensate dalla diocesi di Locri-Gerace su impulso del vescovo   Francesco Oliva si trova, infatti, al n. 46 di via Caprera, proprio accanto alla chiesa cattedrale di Santa Maria del Mastro a Locri. La struttura, inaugurata il 2 giugno alla presenza del segretario generale della Cei, Nunzio Galantino, utilizza un’ala del seminario diocesano ristrutturata e può ospitare fino a venti persone. Parola d’ordine, venire incontro ai bisogni precisi del territorio: ospitare, per periodi di tempo limitati, persone che hanno parenti detenuti nel carcere di Locri, parenti con familiari ricoverati presso l’ospedale civile di Locri e, occasionalmente, persone senza fissa dimora o immigrati. “Casa San Luigi”, inoltre, si mette a disposizione per attività di turismo sociale e gemellaggi tra realtà civili ed ecclesiali con finalità sociali, culturali e di evangelizzazione.

A “Casa San Luigi”, ha spiegato il vescovo durante l’inaugurazione della struttura, si aggiunge la “Casa del pellegrino” che verrà inaugurata a Riace, la “Casa Santa Chiara” destinata alle ragazze madri e una quarta struttura adattata ad Africo per l’accoglienza dei migranti. 

A Castrovillari un centro per il “dopo di noi”. A Cassano all’Jonio, l’ex convitto vescovile è oggi una struttura fatiscente: per riqualificarlo il vescovo,Francesco Savino, ha inaugurato un cantiere che nei prossimi mesi darà vita alla prima di sette “opere segno” della misericordia: un centro polifunzionale socio-assistenziale dedicato, in prima istanza, al “dopo di noi” e quindi rivolto a soggetti con handicap grave e difficoltà connesse allo svolgimento della vita quotidiana, rimasti privi dei familiari che provvedevano a loro.

Così, un luogo abbandonato a sé stesso, come l’ex convitto vescovile, tornerà a vivere “partendo dagli ultimi, gli scartati di cui parla Papa Francesco, che diventano pietra d’angolo”, ha commentato il vescovo.  

In successione, nei prossimi 18-24 mesi saranno realizzate le altre opere: il centro diurno per disabili “Aurora I” e “Aurora II”, la comunità alloggio per anziani “Simeone”, i mini appartamenti che consentiranno di realizzare occasioni di vita autonoma per disabili e la piscina riabilitativa.

A Bari “convivialità delle differenze”. Si chiama “Convivialità delle differenze”, ed è un progetto portato avanti dalla diocesi di Bari-Bitonto per realizzare due opere segno: “Casa Freedom” e il Centro di sostegno alla genitorialità “don Tonino Bello”. La prima, spiega don Vito Piccinonna, direttore della Caritas diocesana, “è una casa di accoglienza dei detenuti in permesso premio e dei loro familiari; degli immigrati che non avendo un luogo dove soggiornare non usufruirebbero dei permessi premio; delle famiglie che risiedono lontano da Bari e che vogliono incontrare i familiari detenuti nelle carceri dell’area metropolitana barese”. La seconda “opera segno” –  inaugurata di recente, come la prima, dall’arcivescovo  Francesco Cacucci – è una struttura di supporto a Casa Freedom, in cui i volontari della cooperativa “Maieutica” e dell’Associazione “famiglia per tutti” garantiranno

ascolto, sostegno, assistenza legale e pedagogica, con una attenzione particolare alle famiglie che vivono il dramma di un’esperienza di detenzione.

A Trevi gli “Orti solidali della misericordia”. A Borgo Trevi sono nati gli “Orti solidali della misericordia”, grazie ad un progetto coordinato dalla Caritas diocesana di Spoleto-Norcia e inaugurato dal vescovo, Renato Boccardo. Si tratta di un terreno riqualificato dopo essere stato inutilizzato per anni, dove sarà possibile produrre frutta e verdura al fine di sostenere la propria famiglia, di promuovere l’integrazione sociale, di offrire ai disoccupati l’opportunità d i formazione e di acquisizione di competenze sulla gestione e produzione di prodotti ortofrutticoli, di migliorare la condizione socio-economico-relazionale del territorio.

La superficie del terreno è di circa 15mila metri quadrati: 7.700 sono stati suddivisi in una quarantina di lotti da assegnare alle famiglie in difficoltà. Quanto al resto del terreno, una parte sarà destinata a giardino, un’altra verrà adibita a frutteto e una a piccolo bosco.

A Saluzzo l’”emporio della solidarietà”. Sarà un “emporio della solidarietà” il segno tangibile del Giubileo della Misericordia nel territorio della diocesi di Saluzzo.  La Caritas -informa il settimanale diocesano, “Il Corriere di Saluzzo” – ha già individuato la possibile sede, centralissima, dell’emporio della solidarietà: i locali un tempo occupati dalla Tipografia operaia, con accesso dal cortile affacciato su piazza Vineis. Nelle prossime settimane saranno ripuliti, adattati, imbiancati ed arredati con scaffali e saranno pronti prima della conclusione del Giubileo.