Zenit

Proprio questa mattina, uscendo dalla basilica, vedo un folto gruppo di persone, vestite prevalentemente in nero e con la camicia bianca… Domando distrattamente ad un amico, a mo’ di saluto: “chi si è sposato?”

“E’ un funerale” – mi risponde con un sorriso…Anch’io gli rispondo con un altro sorriso, quasi a chiedergli scusa per la gaffe.

Mi domandavo come avessi commesso una simile sbadataggine. Che figura! – mi rimproveravo.

Non mi ero ancora liberato dal rammarico per la mia inopportuna domanda che subito ho pensato che proprio d’uno sposalizio si trattava. Di solito si dice distrattamente che il tale è morto; e lo si dice con un tono triste, funereo, proprio di  gente che non ha fede.

Ma, a pensarci bene, veramente d’uno sposalizio si tratta. Proprio durante la lettura della liturgia dei defunti riecheggia infatti l’espressione “le nozze eterne” per definire l’entrata in paradiso di ogni anima.

Com’è vero che ci lasciamo rubare il profumo delle realtà celesti, le uniche vere e gioiosamente confortanti.

Entrare in Paradiso è proprio l’abbraccio definitivo, il sì senza esitazioni; è la certezza d’una risposta, per sempre fedele alla fedeltà sponsale di Dio con l’anima, vera da tutta l’eternità.

Si suol dire che il tale è morto; ma sarebbe meglio dire: è entrato a festeggiare e godere per sempre le “nozze eterne”.

Ciao da p. Andrea Panont

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